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Omero (gr. ῎Ομηρος, lat. Homērus). - Gli antichi attribuivano l'Iliade e l'Odissea (e molti altri poemi) a un poeta di nome O.; di lui, però, non sapevano nulla che non fosse leggenda. Le Vite di O. a noi giunte (una delle quali attribuita falsamente a Erodoto) sono in realtà romanzi; come è romanzesco il Certame di O. ed Esiodo, racconto di una gara tra i due poeti, giunto a noi in una redazione tarda, ma che ha fondamenti forse risalenti al 6° sec. a. C. Il nome, assai discusso e variamente interpretato fin dall'antichità, è probabilmente nome greco, che significa "ostaggio". Molte città antiche pretendevano di aver dato i natali al poeta: Smirne, Chio, Cuma eolica, Pilo, Itaca, Argo, Atene. A Chio esisteva in età storica una famiglia di poeti (gli Omeridi), che si trasmetteva la professione di rapsodo; ma probabilmente la tradizione della nascita di O. a Chio ebbe origine dall'Inno ad Apollo Delio, dove il poeta chiama sé stesso "il cieco che abita nella rocciosa Chio". L'attribuzione degli Inni a O. è certamente errata, quindi la tradizione perde valore. Anche la nascita a Smirne, considerata assai probabile dagli antichi (e anche da molti moderni), non è meglio documentata. Le vicende della vita del poeta sono ignote: tutto quel che è lecito congetturare è che O. sia stato cantore alla corte di un principe della Troade che si vantava di discendere da Enea, come proverebbe la profezia, contenuta nel libro 20° dell'Iliade, che nella Troade avrebbero in seguito regnato i discendenti di Enea.                
 
                
                
                
                
                
                
                
                
                
                
                
                
James Joyce  (Dublino 1882 - Zurigo 1941), lo scrittore  "modernista" per eccellenza, ha rivoluzionato  con 
Ulisse (1922) il romanzo tradizionale,  inaugurando al contempo la stagione  dell'antiromanzo postmoderno. Ma già 
Gente  di Dublino (1914) e 
Dedalo. Ritratto dell'artista  da giovane (1916) presentavano grandi innovazioni  sia tematiche, sia stilistico-retoriche, nei confronti  del genere racconto/novella, e del "romanzo  di formazione". Dopo aver rinnegato patria, famiglia  e religione, e scelto un volontario esilio in Europa  - prima l'Italia, poi Svizzera e Francia - non riuscirà  mai a superare i traumi di quel distacco, inondando  la sua produzione di inequivocabili riflessi  autobiografici: Stephen Dedalus, Leopold Bloom,  Gabriel Conroy protagonista de 
I morti, nonché  Richard Rowan del dramma 
Esuli (1918), sono tutti  spostamenti immaginari del suo "io".  Punto fermo  e nevralgico della sua esperienza di uomo e di  scrittore sarà sempre la affascinante, conturbante  compagna/moglie Nora Barnacle, modello di eterno  femminino che si snoda per le pagine joyciane,  attraverso la Gretta de 
I morti, la Bertha di 
Esuli,  la indimenticabile Molly di 
Ulisse, fino alla summa  filosofica, teologica, estetica di Anna Livia Plurabelle  nel testo più ambiguo, e per molti lettori tuttora  incomprensibile, 
La veglia di Finnegan,  il cosiddetto 
Lavoro in corso, che gli occupò  gli ultimi decenni di vita.                
 
                
                
                
Franz Kafka (3 luglio 1883 – 3 giugno 1924) nasce a Praga in una famiglia di commercianti ebrei di lingua tedesca, Hermann Kafka e Julie Löwy.
Dopo gli studi di giurisprudenza, lavora prima presso la filiale praghese delle Assicurazioni Generali di Trieste e poi presso l’ente statale di assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro dove presterà servizio fino al 1922.
Pur viaggiando spesso per svago o per lavoro, trascorrerà a Praga gran parte della sua vita. I suoi ultimi anni saranno segnati da soggiorni e ricoveri in cliniche e sanatori.
In vita pubblica: Contemplazione (1908), Il verdetto e Il fuochista (1913), La metamorfosi (1915), Nella colonia penale e Un medico condotto (1919), Il digiunatore (1922-1924).
I suoi tre romanzi incompiuti, America, Il processo e Il castello, scritti tra il 1912 e il 1922, saranno pubblicati dopo la sua morte grazie all’amico Max Brod, insieme a frammenti, diari e lettere.
                 
                
                
                
                
                
                
                
Ovidio nasce a Sulmona nel 43 a.C. Compie la sua educazione a Roma dove frequenta il circolo letterario di Valerio Messalla Corvino, ed è amico di Properzio e di Orazio. Nell’8 d.C. è esiliato, per decreto di Augusto, a Tomi, sul Mar Nero: misteriose e mai chiarite restano le cause di questa durissima pena. Muore a Tomi nel 17 d.C. Ha scritto i poemi: 
Amori, 
Eroidi, 
Arte d’amare, 
Rimedi contro l’amore, 
I cosmetici delle donne, 
Metamorfosi, 
Fasti, 
Tristezze, 
Lettere dal Ponto.