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La guerra

a cura di , introduzione di

pp. 212, 2° ed.
978-88-317-7329-4
Legata a ricordi giovanili del commediografo - spettatore vivamente impressionato, in più occasioni, da episodi bellici che registrerà nella propria autobiografia, nonché memore del buon esito dell'Amante militare - nel 1760 va in scena La guerra, mentre Venezia assiste, mantenendosi neutrale, alla Guerra dei Sette Anni. Goldoni propone qui movimentate vicende di assedio e battaglie, sfidando la difficoltà di rappresentarne con i mezzi tecnici del tempo le inconsuete potenzialità spettacolari. Fedele ai principi della sua riforma teatrale, rinuncia ai facili effetti «esotici» che potevano derivare dall'evocazione sul palcoscenico di guerre combattute in paesi o epoche lontani - come avevano fatto quasi tutti gli autori suoi contemporanei, dal Chiari a Carlo Gozzi, e come lui stesso si era concesso in occasione della tragicommedia Gli amori di Alessandro Magno - e punta piuttosto a un'acuta descrizione della varia umanità che si incontra sul campo di battaglia e nei dintorni, con la sua mescolanza di eroismo e virtù, ipocrisia e vizio: ebbrezza, gioco, lussuria. Su tutto prevale comunque, e qui sta l'originalità di Goldoni, il senso di precarietà della vita umana e della vanità di certe illusioni di cui i protagonisti si fanno portavoce, e che proprio la guerra con i suoi esiti sempre luttuosi scandisce inesorabilmente.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.