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Piero della Francesca e Caravaggio

Piero della Francesca e Caravaggio

Nel segno di Roberto Longhi

pp. 128 con 86 ill. a col. e 12 b/n, 1° ed.
978-88-317-2744-0
Di primo acchito l’accostamento di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio e di Piero della Francesca potrebbe sembrare azzardato. Eppure, se si guardano i due artisti, tra loro così lontani e diversi, sotto il cono di luce di Roberto Longhi (1890-1970), se ne scoprono le motivazioni. Entrambi, infatti, furono studiati e “riscoperti” dal giovanissimo storico dell’arte già a partire dai suoi anni formativi, mentre gettava le basi delle premesse metodologiche che tesseranno in filigrana i suoi scritti memorabili rivolti a scuole artistiche percepite come secondarie, destinate a una nuova e autorevole considerazione, e a pittori all’epoca giudicati eccentrici rispetto alla linea ritenuta principale e poi divenuti, per suo merito, di culto. Interessi che si spiegano con lo spirito d’avanguardia da cui è mosso il giovane storico dell’arte che ha dominato la critica con un rapporto stretto intrattenuto con la pittura “moderna” francese, da Courbet a Renoir, da Cézanne a Seurat, osando rileggere il passato a partire dal presente, ma anche viceversa, percorrendo quella via, in doppia direzione, che lo condurrà a legare il suo nome all’artista di Borgo San Sepolcro e al grande milanese, «pittore della realtà».
Maria Cristina Bandera