Orgoglio e pregiudizio

Orgoglio e pregiudizio

a cura di , con uno scritto di

pp. 464, 1° ed.
9788829793402
Nel famoso incipit di Anna Karenina, Tolstoj dice che «tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, mentre ogni famiglia infelice lo è in modo diverso». Ma questo non è vero per Jane Austen, che non ha bisogno di infelicità e di tragedia per raccontare la differenza delle sue «famiglie felici»: gli inganni e le goffaggini, le illusioni e le ingiustizie che sono i segni del quotidiano e faticoso venire a patti con la vita, in quegli spazi futili, variegati e leggeri - il salotto, la sala da ballo, la parrocchia - che la sua scrittura sa riempire di senso e profondità. Felice la famiglia Bennet? Con cinque figlie da sistemare, una madre stupida e ridicola, un padre che disprezza moglie e figlie (tranne una) e passa la giornata nello studio a leggere e fare i conti? Felice quel mondo patriarcale che racconta il potere di chi ha soldi e l’umiliazione di chi non ne ha? Di Orgoglio e pregiudizio (1813), che è forse il primo Bildungsroman al femminile, è protagonista una giovane donna, Elizabeth Bennet, la cui formazione consiste nell’imparare a stare in quel mondo restrittivo con libertà, a costruire la possibilità di pensare e di scegliere, a parlare e a tener testa all’interlocutore in quegli straordinari palleggi linguistici che sono i suoi dialoghi alla pari con le figure più autorevoli dell’establishment.

Autore

. La vita di Jane Austen (1775-1817) si svolge in una dimensione domestica che sembra esaurirsi nei piccoli eventi di una comunità chiusa su se stessa e sorda ai grandi drammatici conflitti che stavano cambiando radicalmente il mondo: un discreto benessere economico, che le derivava dal padre reverendo anglicano, la vita di provincia nel villaggio di Steventon, nell’Inghilterra meridionale, alternata da viaggi e residenze a Bath, un precoce amore per la scrittura, le recite in famiglia con i fratelli e l’amatissima sorella Cassandra, i balli e gli incontri nel vicinato, un unico amore mai sbocciato per un giovane irlandese dal brillante futuro. Ma, come scrive Virginia Woolf, che la definì «la più perfetta artista tra le donne, la scrittrice i cui libri sono tutti immortali», Jane Austen è maestra di racconti ed emozioni assai più profonde di quelle che appaiono in superficie. La sua vita è quindi la storia dei suoi scritti: da quelli giovanili, spesso incompiuti e rimasti inediti fino alla morte, ai grandi romanzi, tutti pubblicati anonimi e gli ultimi due postumi: Ragione e sentimento (1811), Orgoglio e pregiudizio (1813), Mansfield Park (1814), Emma (1815), Persuasione (1817) e L’abbazia di Northanger (1817)