Fame

Fame


pp. 208, 1° ed.
978-88-297-1710-1
Lui è un giovane aspirante scrittore che vaga per una città nordeuropea alla ricerca di un espediente per procurarsi il prossimo pasto e dell’ispirazione per scrivere qualche pagina. Sempre a un passo dalla rovina, preda di una febbrile inquietudine e combattuto tra gli assilli materiali e la difesa della propria dignità, si scontra con una società che pare organizzata apposta per escluderlo e umiliarlo.
Lei è Kristiania (oggi Oslo), l’altrettanto giovane capitale norvegese, topografia e spazio fisico che risuona nel corpo emaciato e nella mente irrequieta, accoglie o più spesso respinge. Sono loro – insieme al linguaggio modernissimo e sperimentale, in grado di tradurre ogni segno e invenzione della vita psichica – i coprotagonisti di questo romanzo che procede per cerchi concentrici intorno a un vuoto di azione e di senso, tra un inizio e un finale apparentemente casuali e che alla sua comparsa, nel 1890, segnò una rottura con la tradizione naturalistica e borghese e s’impose come uno dei primi capolavori della letteratura modernista.

Autore

Cresciuto in misere condizioni nel nord della Norvegia, Knut Hamsun (pseudonimo di Knud Pedersen, 1859-1952) arriva al successo letterario con il romanzo Fame (1890). Figura centrale del modernismo europeo, la sua prosa e i suoi protagonisti – individui lacerati e in perenne conflitto con la società – influenzano scrittori come Thomas Mann e Franz Kafka, Isaac B. Singer e Ernest Hemingway e gli valgono il Nobel per la letteratura nel 1920. La sua polemica contro la modernità, chiusa tra l’utopia del ritorno alla terra e un’aspra satira sociale, sfocerà nelle più disumana delle visioni antistoriche. Convinto sostenitore di Hitler, sarà internato in un ospedale psichiatrico fino al ’48. Ancora oggi la sua adesione al nazismo è terreno di acceso dibattito e per i norvegesi una ferita aperta. Tra i romanzi più noti si ricordano Misteri (1892), Pan (1894), Germogli della terra (1917), Per i sentieri dove cresce l’erba (1949).