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Times Reimagined

Times Reimagined

Chun Kwang Young
con la collaborazione di , a cura di

pp. 208, 1° ed.
9791254630419

Un’indagine artistica sui temi dell’interconnessione tra esseri viventi, della biodiversità, del ciclo della vita.

Il volume, pubblicato in occasione dell’omonima mostra (23 aprile – 27 novembre 2022, Venezia, Palazzo Contarini Polignac), evento collaterale della 59esima edizione della Biennale di Venezia, analizza l’evoluzione del linguaggio dell’artista coreano Chun Kwan Young, che da oltre 30 anni utilizza la carta di gelso hanji, antichissima produzione artigianale coreana. L’artista crea installazioni combinando centinaia di migliaia di particelle di carta, che formano involucri di diverse dimensioni, tinte con i metodi naturali e antichissimi della tradizione coreana. Nascono così composizioni scultoree che ricordano formazioni cristalline, asteroidi, esseri viventi, funghi giganteschi, insetti deformi, varie forme di virus. L’esposizione comprende inoltre una struttura architettonica site specific progettata da Stefano Boeri, la Hanji House (casa realizzata con la carta di gelso coreana).

Il volume si apre con l’introduzione del curatore Yongwoo Lee e la riflessione di Manuela Lucà-Dazio, che colloca il progetto all’interno del contesto della Biennale.

Lee prende in esame il ruolo della carta hanji nell’opera dell’artista, analizzandone il linguaggio e il significato, la sostenibilità e l’interconnessione ecologica, e riflette sul progetto dell’Hanji House, che a suo avviso rappresenta l’interpretazione in chiave architettonica del lavoro di Chun Kwan Young da parte di Stefano Boeri.

Per Chun Kwan Young “l’hanji – sottolinea Lee – non è solo un materiale, ma un mezzo che produce immaginazione artistica e linguaggio estetico. Inoltre porta sensibilità e ricordi che vanno oltre la materialità […]. Infatti sono pochi i materiali che possono essere paragonati all’hanji e alla carta in generale, in termini di compatibilità con l’ambiente.”

Il testo di Stefano Boeri e Anastasia Kucherova si concentra sulla casa di carta, la Hanji House, concepita come un oggetto prezioso e giocoso insieme, un faro che illumina sia le opere d'arte di Chun Kwan Young che la suggestiva architettura rinascimentale della cornice veneziana, un oggetto portatile che cambia luogo e si adatta a diversi contesti.

Anne Pasternak e Joan Cummins riflettono sulle Aggregazioni di Chun Kwan Young (questo il titolo di molte sue opere), sul loro rapporto con la tradizione letteraria coreana e il passato personale dell’artista. Per Andrew Brewerton il lavoro di Chun si concentra sui dettagli (del resto “dettaglio” deriva dal francese détailler che significa appunto “tagliare in pezzi”), svelando l’interconnessione tra tutte le parti del cosmo.

Nel saggio di John C. Welchman vengono analizzate alcune opere presentate a Venezia, realizzate in particolare tra il 2000 e il 2021. Infine, i “tempi” ripensati e riconcepiti di Chun sono al centro dell’analisi di Wang Liyin.