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Donatello

Donatello

Il Rinascimento

pp.456, 1° ed.
979-12-5463-005-1

Il volume e l’omonima mostra (Firenze, Palazzo Strozzi e Museo Nazionale del Bargello, 19 marzo 2022 – 31 luglio 2022) ricostruiscono il percorso di Donatello, mirando ad allargare la riflessione nel tempo e nello spazio, nei materiali, nelle tecniche e nei generi, e a ricostruire lo straordinario percorso di uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana di tutti i tempi, a confronto con capolavori di artisti come Brunelleschi, Masaccio, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Raffaello e Michelangelo.

Gli artefici debbono riconoscere la grandezza dell’arte più da costui che da qualunque sia nato modernamente, scriveva Giorgio Vasari. Con questa precisa citazione Francesco Caglioti, curatore del volume e della mostra, apre quella che si può definire senza ombra di dubbio un’operazione editoriale senza precedenti e impresa rara ai nostri giorni.

Afferma sempre Caglioti, nella sua introduzione al catalogo, Donatello «è stato infatti non semplicemente l’artefice di una svolta epocale al pari di Giotto, di Raffaello o di Caravaggio, ma molto di più, cioè un fenomeno di rottura che ha introdotto nella storia nuovi modi di pensare, di produrre e di vivere l’arte. E siccome il futuro non si costruisce mai senza il passato, questa rivoluzione si è originata in Donatello da una memoria diretta dell’arte prima di lui che, a quanto pare, lungi dal limitarsi a quella romanità classica su cui si tende comunemente ad appiattire il senso della parola “Rinascimento”, ha smosso millenni, ovvero tutto quello che ai suoi occhi si presentava come antico, fino all’epoca di Giotto. Il ‘terremoto’ Donatello è stato così violento da determinare ripetute scosse di assestamento, e per una fitta serie di generazioni cominciata poco dopo il suo esordio di ventenne (1406)». Un artista, dunque, che ha permesso al curatore di superare la semplice forma della monografia per tentare un “affondo” che non è mai esplorato nelle pubblicazioni precedenti: «le opere di Donatello (a Firenze più di cinquanta, come non è mai successo prima) – prosegue Caglioti – saranno intercalate da altre non solo di scultori, ma anche di pittori, coprendo per via di sculture, di dipinti e di disegni una cronologia che a Firenze si dipana in sostanza fino ai giorni di Vasari, con una coda di primo Seicento».

Oltre 400 pagine, con un apparato iconografico di 300 immagini, restituiscono nell’esauriente saggio iniziale del curatore, nelle introduzioni alle quattordici sezioni e attraverso la schedatura delle oltre 130 opere in mostra, un corpus enorme come quello donatelliano.