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La notte più felice dell'aurora

La notte più felice dell'aurora

Poesie
a cura di

pp. 144, 1° ed.
978-88-317-9930-0
L'opera poetica di San Juan de la Cruz rappresenta il massimo tentativo di descrivere l'esperienza mistica attraverso la poesia: la parola osa sfidare la sua stessa essenza per esprimere l'indicibile con il linguaggio dell'amore umano, tramutando così l'oscurità in luce. La ricerca espressiva porta San Juan ad attingere alla tradizione biblica e ai modelli poetici del Rinascimento sui quali si è formato, in particolare il petrarchismo, superandoli in un linguaggio senza tempo che riesce a liberarsi dei riferimenti letterari e a produrre, con ampio uso del simbolo, una poesia destinata alla percezione sensoriale e non alla sua comprensione o spiegazione. In questo senso, l'esperienza mistica e quella erotica si confondono: l'amore divino e l'amore umano sono entrambi intensissimi. La Spagna del Cinquecento, punto di incontro e di fusione tra le correnti mistiche medievali nordeuropee e la filosofia araba, ha prodotto il risultato di una ineguagliabile poesia d'amore altamente simbolica e per questo contemporanea.

Autore

nasce nel 1542 a Fontiveros, nella Vecchia Castiglia, da una famiglia di umili origini. Inizia gli studi con i gesuiti e i carmelitani, ma la sua formazione teologica si completa presso l’Università di Salamanca. Dal 1568 Juan, che ha ormai assunto il nome di Juan de la Cruz, partecipa pienamente, accanto a Teresa de Ávila, alla difesa della riforma dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi. È un contesto di grandi tensioni, non esente da attacchi personali anche violenti: viene infatti rapito nel 1577 e rinchiuso in una cella sotterranea del convento dei Calzati a Toledo, dove rimarrà per quasi nove mesi. Durante la prigionia compone probabilmente gran parte del Cántico espiritual, la sua opera più estesa e famosa, e forse altre poesie. Nel 1578 riesce a fuggire e riprende la propria attività riformatrice. Come Priore del Carmelo di Granada, nel 1582, scrive i suoi trattati di teologia mistica. Nel 1588 è nominato Priore a Segovia, ma a causa di un nuovo conflitto con i Calzati viene esiliato. Muore a Úbeda il 13 dicembre del 1591, mentre si cerca di ordire contro di lui un processo infamante. Solamente nel 1618, infatti, si pubblicano le sue opere dottrinali; il Cántico, poi, denunciato dall’Inquisizione, si stampa soltanto nel 1630. Per la sua straordinaria originalità, ma certo anche per i forti sospetti di eterodossia, l’opera di San Juan non viene più pubblicata per quasi due secoli. La sua poesia diviene una clamorosa scoperta della critica letteraria laica soltanto nel Novecento, quando ottiene finalmente il riconoscimento che spetta a una delle più alte vette dell'espressione lirica dell'Occidente.