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Una biblioteca italiana in terra d'America

Una biblioteca italiana in terra d'America

Orazione (1828)
a cura di

, 1° ed.
978-88-317-8526-6

Che cosa si sapeva in America nel primo Ottocento della secolare tradizione letteraria e scientifica italiana? Secondo Lorenzo Da Ponte, giunto negli Stati Uniti nel 1805, quasi niente. L’Orazione del 1828, pronunciata per raccogliere fondi per la prima biblioteca italiana negli Stati Uniti, con la sua entusiastica celebrazione dei più grandi letterati e scienziati fioriti nel Bel Paese dal secolo xiii ai primi dell’Ottocento rispondeva idealmente a quanti non avrebbero saputo andare oltre Tasso nell’elenco delle glorie della letteratura italiana. In questo lungo discorso Da Ponte elabora una sintesi portentosa di una civiltà secolare che ha prodotto capolavori degni di gareggiare con le opere più prestigiose della classicità latina. La promozione della cultura italiana nel Nuovo Mondo si offre, però, al poeta veneto anche come un’occasione imperdibile per respingere e confutare, proprio all’alba della stagione risorgimentale, i pregiudizi diffusi nel mondo anglosassone contro gli Italiani, ingiustamente ritenuti ignavi e viziosi.

Autore

(Cèneda, oggi Vittorio Veneto, 1749 - New York, 1838) fu poeta dei teatri imperiali a Vienna al tempo di Giuseppe ii. Autore di innumerevoli libretti d’opera (celeberrimi quelli de Le nozze di Figaro, del Don Giovanni e di Così fan tutte musicati da Mozart), fu anche editore di testi letterari italiani e libraio a Londra, dove visse dal 1792 al 1805. Trasferitosi negli Stati Uniti, pubblicò due edizioni della sua autobiografia (1823-1826 e 1829-1830) e si dedicò all’insegnamento della lingua e della letteratura italiane, al commercio di libri e alla promozione dell’opera lirica.