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Il duello

Il duello

a cura di

pp. 324, 2° ed.
978-88-317-8448-1

"Scetticismo: tonico della mente, tonico della vita, agente di verità". Così Conrad definiva implicitamente la sua poetica in una lettera all’amico Galsworthy all’inizio del Novecento. Se quella poetica la si trova compiutamente applicata nell’Agente segreto (1906), Il duello, il lungo racconto pubblicato due anni dopo e che ha offerto il soggetto anche al bellissimo film di Ridley Scott (I duellanti), sembra porsi in una prospettiva antitetica, come canto dell’eroismo e delle virtù marziali in una storia ambientata al tempo delle guerre napoleoniche. In realtà, quella poetica dello scetticismo era invece ancora là, sicché i personaggi della vicenda vengono apertamente, o discretamente, disegnati come una serie di parodie, e la vicenda stessa, nel ripetersi parossistico di un duello continuato che oppone i due contendenti per tutti gli anni delle guerre imperiali, assume i tratti espressionistici dello scontro in un teatrino di marionette le cui figure, pensieri, comportamenti vengono in apparenza osservati con uno sguardo di blando scetticismo, in realtà analizzati in ogni loro miseria, opportunismo, ottusità, ferocia, viltà, tradimento. E così quello scontro meccanico e ripetuto diventa anche ciò che caratterizza come un lampo nel buio il bruciarsi del tempo e delle illusioni della giovinezza, svanita insieme al sogno d’eroismo e di morte nell’amara conoscenza dell’età matura.

Mario Domenichelli è ordinario di letteratura inglese all’Università di Firenze. Fra i suoi lavori: Wyatt. Il liuto infranto (Ravenna 1975); Narciso al buio, analisi digressiva e contraddittoria di "Cuore di tenebra" di J. Conrad (Ravenna 1979); La morte del sole: simbolo e mito nel romanzo di W. Golding (Urbino 1979); Il mito di Issione: Lowry, Joyce e l’ironia modernista (Pisa 1982); Il limite dell’ombra: le figure della soglia nel teatro inglese fra Cinque e Seicento (Milano 1994); Cavaliere e gentiluomo. Saggio sulla cultura aristocratica europea: 1513-1915 (Roma 2002). Per la Letteratura universale Marsilio ha curato Un cavaliere di J. Galsworthy (1995).

Joseph Conrad, pseudonimo di Józef Teodor Korzeniowski (1857-1924), di origine polacca, sbarcato in Inghilterra a ventuno anni, divenuto scrittore di professione a quaranta, e scrittore di successo solo verso i sessant’anni, è uno dei massimi narratori di lingua inglese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Marinaio prima, e fino al grado di capitano, la sua narrativa rievoca in forma romanzata la sua esperienza a bordo di navi mercantili dal Mediterraneo all’America meridionale, alla Malesia, all’Africa (Il negro del Narciso, La linea d’ombra); scrive storie di reietti, di perdenti, ambientate sullo sfondo esotico della conquista coloniale europea della fine secolo (Il reietto delle isole, Cuore di tenebra, Lord Jim, Vittoria), o nell’America del Sud (Nostromo), oppure storie di anarchici (L’agente segreto, Sotto gli occhi dell’Occidente). I suoi personaggi vengono osservati da una prospettiva davvero unica mista di scetticismo, ironico fino al sarcasmo, di distacco, pietà, e umana simpatia.

Autore

(Józef Teodor Korzeniowski, 1857-1924) è uno dei grandi e folgoranti innovatori di temi e linguaggi nella narrativa europea fra Otto e Novecento. Nato in una provincia dell’Ucraina da una famiglia della piccola aristocrazia, figlio di un padre letterato, è per venticinque anni marinaio e poi ufficiale a bordo delle navi mercantili francesi e inglesi sulla rotta delle colonie in Estremo Oriente, in Africa e in America meridionale. Diventato cittadino inglese, si dedicherà alla scrittura di racconti e romanzi in cui l’ambiente esotico farà da sfondo a uno straordinario repertorio di personaggi infelici, perdenti, corrotti o misteriosamente innocenti. Fra i titoli più importanti: Il negro del “Narciso”, Il reietto delle isole, Cuore di tenebra, Il compagno segreto, Lord Jim, La linea d’ombra, cui si aggiungono le storie di anarchici e spionaggi L’agente segreto e Sotto gli occhi dell’Occidente.