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Pasolini e il suo nuovo teatro

«senza anteprime né prime né repliche»

pp. 216
978-88-317-8253-1

Un "giallo puramente intellettuale".Zigaina riprende e rafforza la sua tesi, secondo la quale la morte violenta di Pasolini fu da lui stesso concepita e organizzata "come montaggio del film della sua vita", come il suo "trasumanar", oppure come la sua "estrema azione" teatrale messa in atto una volta per sempre nel campetto di calcio di Ostia: "senza anteprime, né prime, né repliche"

Questa "teoria pasoliniana" anticipata dallo scrittore-regista con una serie infinita di dettagli coordinati tra loro, e messa in luce da Zigaina con un’attenta analisi dei testi, è stata osteggiata da gran parte dei critici, dai redattori dell’opera omnia, e in particolare dai parenti ed eredi, i quali sostengono che la morte "scandalosa" di Pasolini non poteva avere alcun rapporto con l’opera, anche perché, essi dicono, l’Autore "amava ardentemente la vita". A supporto delle sue tesi e di tutto ciò che è emerso dai due processi di Roma all’omicida Pelosi, Zigaina rivela ulteriori esplicite dichiarazioni fatte da Pasolini mentre era in attesa, per farsi uccidere ritualmente, della coincidenza del 2 novembre con la Domenica, giorno in cui era stato ucciso suo fratello Guido. Il sacrificio di Ostia dunque (hostia in latino significa vittima sacrificale) fu una scelta ben precisa. Pasolini - autodefinitosi "gnostico moderno" o "cristiano delle origini" - ha voluto così dimostrare al mondo, da una parte la "sua fede nella realtà e nell’efficacia del mito", dall’altra la volontà-necessità, per lui, di "esprimersi con l’estrema azione della morte" (sua), intesa come massima trasgressione linguistico-semiologica. "Anche un santo parla, in silenzio, con il corpo e con il sangue"; "O esprimersi e morire o restare inespressi e immortali". Giovandosi strategicamente di questi sistemi stilistici desunti in qualche modo dal "motto di spirito di Freud", Pasolini ha dato prova che "trasumanar significar per verba non si poria ma per formule sì". Dopo di che si può anche affermare che "Pasolini amava ardentemente la vita", ma non quella terrena, bensì quella del Dopo.

 

Giuseppe Zigaina è nato nel 1924. Artista di fama internazionale, le sue opere figurano in molti musei d’Europa e d’America. Nel 1946 ha conosciuto Pasolini con cui ha stabilito profondi legami umani e artistici, collaborando tra l’altro a film come Teorema e Decameron. Nel 1992 ha curato la supervisione alla regia di Orgia per il Centro Andaluz del teatro di Siviglia. Con Marsilio ha pubblicato Pasolini e la morte. Mito, alchimia e semantica del nulla lucente (1987), Pasolini tra enigma e profezia (1989), Pasolini e l’abiura (1994), Hostia. Trilogia della morte di Pier Paolo Pasolini (1995), Pasolini. Un’idea di stile: uno stilo (1999) e i volumi di racconti Verso la laguna (1995) e Mio padre l’ariete (2001). Per il suo lavoro di ricerca su Pasolini, oltre che per la sua attività di pittore, è stato recentemente accolto nella Bayerische Akademie der Schönen Künsten di Monaco.

Autore

è nato nel 1924. Artista di fama internazionale, le sue opere figurano in molti musei d’Europa e d’America. Nel 1946 ha conosciuto Pasolini con cui ha stabilito profondi legami umani e artistici. Con Marsilio ha pubblicato oltre ai libri su Pasolini i volumi di racconti Verso la laguna (1995) e Mio padre l’ariete (2001).