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Il sonno e i sogni

Il sonno e i sogni

Il sonno e la veglia, I sogni, La divinazione durante il sonno
a cura di

pp. 208, 2° ed.
978-88-317-8219-7
Gli antichi Greci amavano, nel sonno, la divinità della pace e dell'oblio: il sonno che fa dimenticare gli affanni è sempre «dolce» e «soave». Ma essi avevano anche la consapevolezza che questo misterioso intervallo era una forma di «morte breve», e per questo accostavano il dio del Sonno al dio della Morte: nella poesia come nell'arte figurativa compare spesso la coppia dei gemelli giovinetti, figli della Notte, in atto di «accompagnare» i defunti verso l'ultima dimora. In tal modo gli antichi cercavano di addolcire, di «addomesticare» la morte. Invece il sogno è stato, da sempre, qualcosa d'«altro»: un fatto incontrollabile, un messaggio indecifrabile a cui solo gli interpreti deputati dagli dei potevano fornire una spiegazione. Per ogni sogno strano o sospetto, si interrogano gli oracoli. E intanto, nell'animo umano, si insinua inconfessata la paura, ed è la paura che invaderà l'Occidente intero trasformandosi in terrore manifesto sotto l'influsso della superstizione e del rapporto, sempre precario, con l'alterità. «L'uomo nella notte accende una luce per se stesso», diceva Eraclito. Prima che questa luce acquisti statuto di «rivelazione» degli intimi segreti dell'uomo, prima che la psicanalisi si affermi, con svolta epocale, passeranno dei secoli. Ma i primi fondamenti della scienza onirica sono stati posti - per ammissione dello stesso Freud - da Aristotele, in questi trattati brevi che vengono per la prima volta riuniti insieme e presentati in un'edizione a sé stante.

Autore

nasce a Stagira in Macedonia nel 384 a.C. Figlio di un medico della casa regnante macedone, viene educato ad Atene alla scuola di Platone, dove rimane dal 367 fino alla morte del filosofo nel 347. Dal 343 al 342 è tutore di Alessandro, figlio di Filippo, re di Macedonia. Nel 335 torna ad Atene, insegna al Liceo e pone le basi della sua scuola. Durante la lotta di Atene contro la Macedonia si ritira a Calcide in Eubea, e qui muore nel 322. Le opere di Aristotele hanno subito vicende complesse, legate in parte anche all'avventurosa trasmigrazione della sua biblioteca. Gli scritti letterari sono andati perduti, sono rimasti invece i cosiddetti «trattati di scuola», tra cui distinguiamo: a) le opere logiche: Categorie, Interpretazione, Analitici primi, Analitici secondi, Topici e Confutazioni sofistiche (indicate anche con il nome collettivo di Organon); b) le opere fisiche: Fisica, Il cielo, Nascita e morte, Meteorologia, Storia degli animali, Generazione degli animali, Parti degli animali, Movimento degli animali, Locomozione degli animali, L'anima, Il senso, La memoria. Fanno seguito a questi i quattordici libri di trattati indipendenti che vanno sotto il nome di Metafisica; c) opere morali politiche e poetiche: Etica eudemia, Etica nicomachea, Grande etica, Politica, Poetica, Retorica. Rielaborando i temi generali della filosofia accademica, i temi tecnici del platonismo, e dando l'avvio al più grande sforzo di sistemazione della tradizione culturale greca, il filosofo macedone ha contribuito a gettare le basi di tutta la speculazione del pensiero occidentale.