Un ritratto, un testo in prosa e dodici poesie: così nascevano, nel 1855, le prime Foglie d'erba, in cui Emerson ravvisò immediatamente "l'esempio più straordinario di intelligenza e di saggezza che l'America abbia sin qui offerto". Le Foglie avrebbero continuato a crescere per il resto della vita di Whitman, attraverso otto ulteriori edizioni, fino a diventare quel massiccio monumentale volume, universalmente noto, che l'autore consacrò "sul letto di morte", come definitivo e inalterabile. Ma è nel 1855 che, con le prime Foglie, nasce un poeta. E' qui che Whitman scardina ogni vincolo formale di metro, rima, strofa, punteggiatura, per affidarsi a un vertiginoso vagabondaggio della mente e dei sensi, a un nomadismo erotico e intellettuale che dissolve ogni confine tra corpo e anima, pensiero e sessualità, io e mondo. Di Foglie d'erba 1855, opera rivoluzionaria e altissima, definita da Malcol Cowley "il capolavoro sepolto delle lettere americane" si fornisce qui la prima versione italiana.
Mario Corona insegna letteratura anglo-americana all'Università di Bergamo. Si è occupato di autori e di critica del Novecento; di Melville (Prima del viaggio: per una lettura di "Moby Dick", 1984); delle origini (I puritani d'America, 1983, e in La letteratura americana dell'età coloniale, 1993). Ha curato Dal Romanticismo europeo alla Decostruzione americana (1995), Incroci di genere (1999) e Jack Kerouac. Romanzi per i Meridiani Mondadori (2001).
Walt Whitman (1819-1892), il grande poeta del rinascimento americano, tra i massimi innovatori della forma poetica, è il vigoroso e turbolento discendente di una famiglia di umile origine, cresciuto nell'incipiente caoticità moderna della New York di metà secolo. Senza risorse economiche, s'impiega come insegnante, tipografo, cronista, agente immobiliare; in gran parte autodidatta, si appassiona d'opera, di frenologia, di religione e filosofia; libertario in politica e vagabondo nella vita privata, scrive e riscrive, dalla soglia della maturità alla vecchiaia, il mutevole corpus delle Foglie d'erba (1855-1891). Venerato ed esecrato per la sua poesia come per i suoi comportamenti, si volle uomo "esemplare", dedicandosi come infermiere ai feriti nella Guerra Civile e volgendo lo sguardo alle condizioni della democrazia in America (Prospettive democratiche e Giorni rappresentativi). Si ritira infine, povero e malato, nella modesta casa di Camden, tra i binari della ferrovia e i ferries, dalla quale esce di tanto in tanto per solitarie passeggiate in calesse. Muore nella primavera del 1892, dopo aver dato alle stampe l'ultima revisione del poema di una vita.