Knulp

Knulp

a cura di

pp. 128, 3° ed.
978-88-317-7563-2
Scritto in due riprese, tra il 1908 e il 1915, il racconto Tre storie dalla vita di Knulp annuncia con tratti nitidi e sottili l’eterno protagonista di tutta l’opera di Hesse: il vagabondo. Viandante senza patria alla ricerca di una patria, portatore di un impegno morale volto a liberare le possibilità vitali che ogni codice reprime, instancabile messaggero di libertà e di felicità tesa al sogno e all’impossibile, Knulp sa che per ritrovarsi si deve avere il coraggio di perdersi, di vivere lo smarrimento con esultanza e la gioia come presagio dell’ombra e del nulla, sa che il destino di precarietà a cui è consegnato l’uomo, «il più fragile figlio del creato», deve essere scandagliato sino a rinvenire la ragione stessa dell’essere e dell’esistere. Ed è questo il compito che Hesse affida al suo protagonista, al senza casa per il quale ogni sosta è una pausa, ogni incontro un addio, ogni sorriso - che anticipa la grazia malinconica dei vagabondi chapliniani - una dissimulazione dello sgomento della solitudine.

 

Autore

nasce a Calw (Württenberg) nel 1877. Il padre è un missionario pietista di origine baltica. Il suo esordio letterario cade alla fine del secolo, con una raccolta di liriche, ma la fama e il successo giungono con il romanzo autobiografico Peter Camenzind (1904), a cui fanno seguito Sotto la ruota (1906) e Gertrud (1910), oltre ad alcuni volumi di racconti. Nel 1912 si trasferisce con la famiglia a Berna, e, dopo la separazione dalla prima moglie, Maria Bernoulli, eleggerà a residenza Casa Camuzzi, a Montagnola, nel Canton Ticino, dove resterà sino alla morte avvenuta nel 1962. Rilevante l'incontro con Jung e la psicoanalisi che impronterà il romanzo Demian (1919). Il seguente ventennio è particolarmente produttivo e Casa Camuzzi diviene un punto di riferimento per intellettuali e scrittori. Durante gli anni del nazismo, mentre in Germania molti dei suoi libri vengono bruciati, Hesse riceve e ospita figure di primo piano tra gli intellettuali dell'emigrazione: tra questi, il giovane Peter Weiss. Appaiono L'ultima estate di Klingsor (1920), Siddharta (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930), Il pellegrinaggio in Oriente (1932), Il gioco delle perle di vetro (1943). Nel 1946 gli viene conferito il Premio Nobel.