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Il carteggio Aspern

Il carteggio Aspern

introduzione di , traduzione di
5° ed.
978-88-317-7251-8
In una grottesca «commedia degli inganni» di sfondo veneziano, sulle tracce del misterioso carteggio di un grande poeta romantico il narratore-investigatore di questo capolavoro jamesiano approda in un palazzo in rovina dove una medusea vecchia signora e una nipote incolore ne custodiscono il segreto. Insinuatosi nelle loro vite si espone al limite del ridicolo, o forse della colpa: tra i fantasmi del passato gli si prospetta il ricatto di un equivoco contratto matrimoniale per entrare in possesso delle agognate lettere, e minaccioso si materializza un rapporto persecutore-vittima laddove, nelle sue intenzioni, non c’era che un intento «virtuoso». È una storia, James scrisse al suo editore, che «non può non piacervi: è brillante, e di un interesse che fa rabbrividire»: vi trionfano duplicità e ambivalenza tra complicità e raggiri, avidità e miseria, violazioni e morte.

Autore

 (1843-1916), il più importante romanziere nordamericano di fine Ottocento, nipote di un immigrante irlandese che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti, borghese benestante e poliglotta, afflitto da una «oscura ferita» e da una occasionale balbuzie, aveva avuto una educazione cosmopolita in Europa sin dalla più tenera età e in Europa scelse di trascorrere la sua vita attiva di scrittore, dall'apprendistato che lo portò a conoscere e frequentare i romanzieri suoi contemporanei, alla maturità, quando egli stesso divenne un maestro per le più giovani generazioni. Morì da cittadino britannico durante la prima guerra mondiale, identificandosi, nelle sue allucinazioni, con Napoleone Bonaparte. Il grande scrittore di racconti e romanzi, da Daisy Miller al Giro di vite, da Ritratto di signora a Le ali della colomba e La coppa dorata, aveva fatto molto per posizionare, nel confronto con la società europea, il tipo nuovo, l'americano, e per dare dignità d'arte alla forma romanzesca. Moriva rispettato ma con scarso successo di pubblico, corteggiando il fantasma di una fama che solo il Novecento gli avrebbe riconosciuto a pieno.