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La guerra civile

a cura di
978-88-317-7248-8

Un libro di storia scritto da un uomo d’azione. La storia è quella della guerra per il primato politico che Cesare, capo del suo esercito, condusse contro Pompeo e il Senato di Roma negli anni 49-48 a.C., ed è narrata nei modi sobri e asciutti che costituiscono il marchio del suo stile. È la storia di un generale e di un cittadino costretto a difendersi contro l’odio, l’arbitrio e la prepotenza del Senato; di un uomo che accetta la sfida degli avversari e compie con una sola legione la travolgente avanzata che lo conduce alle porte di Roma e poi, incalzando i nemici in fuga, negli Abruzzi, nelle Puglie, a Brindisi per concludere la sua marcia a Farsalo, dove vince, in un epico scontro, la sua grande battaglia contro Pompeo. Resoconto apparentemente oggettivo, La guerra civile si legge nella splendida traduzione di La Penna come un romanzo di avventura che nasconde - dietro la neutralità della terza persona usata dallo scrittore -la raffinata abilità di chi sa aggredire e difendersi e che consegna alla storia il diario personale di un’aspra lotta politica vissuta fino alle estreme conseguenza con audacia, determinazione, fortuna.

Autore

nasce a Roma nell’anno 100 a.C. da famiglia di antica nobiltà. Legato da vincoli di parentela alla parte democratica (la zia paterna Giulia era moglie di Mario) militò giovanissimo in Asia per fuggire la Roma di Silla, e a Roma ritornò solo dopo la morte del dittatore (78 a.C.). Nel 75 fu a Rodi, alla scuola di eloquenza di Apollonio Molone, maestro anche di Cicerone. Il cursus honorum, iniziato con la questura nel 68, lo portò nel 59 al consolato; come proconsole condusse, dal 58 al 51, le famose campagne di Gallia immortalate nei Commentarii de bello Gallico. La guerra civile contro Pompeo e il partito senatorio, fissata negli altrettanto famosi Commentarii de bello civili, inizia con il passaggio del Rubicone (49) e, dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo in Tessaglia, si conclude nel 45 in Spagna con la battaglia di Munda. Cesare esercitava ormai, in Roma, un potere praticamente assoluto: la nota congiura delle Idi di marzo nel 44 gli tolse la vita. La sua fama letteraria è affidata ai ricordati Commentarii, esemplare opera di memorialistica storica.