Nella stagione in cui luomo ripiega in se stesso, diventando quasi muto, Toni Cibotto, patrono della millenaria Abbazia
"La Vangadizza", si è messo a cantare. Scrivendo per la prima volta nella sua mossa esistenza (gli amici lo chiamano "Vento") poesie in lingua e in dialetto, nelle quali, alternando la dolcezza alla polemica, la malinconia al sarcasmo, la tenerezza alla rabbia, spiega che la vita è unillusione. Tesi rafforzata da una serie di epigrammi rilevanti la sua dimestichezza con il particolare humour dei veneti, che fin dai tempi della amata-odiata Serenissima hanno sempre velato lironia con leleganza, nascosto la saggezza dietro il garbato distacco. Insomma Amen non è soltanto una raccolta di liriche, ma un singolare breviario che induce a rißettere sulla favola illusoria che "la vita è bella". Fra un balenare dimmagini mozza_ato, come è vezzo di Cibotto fin dalle pagine roventi di Cronache dellalluvione, tenute a battesimo da Montale.G.A. Cibotto si è sempre interessato di letteratura e teatro, alternando la narrativa alla saggistica. È stato il primo a riproporre nel dopoguerra Ruzante, Giancarli, il Cieco Groto, contribuendo alla rinascita del teatro veneto. Con Marsilio ha pubblicato Cronache dellalluvione, Stramalora (Premio Comisso e Premio Napoli), La coda del parroco, Scano Boa, (Premio Latina), La Vaca Mora (Premio Marzotto), Diario veneto, Veneto segreto, Veneto dombra, Un certo Veneto, Il doge è sordo (Premio Salotto Veneto).