Tintoretto ha sempre suscitato una forte partecipazione emotiva e un vivo richiamo in letterati, poeti, filosofi, artisti oltre che nei critici e negli storici dell’arte. La sua fortuna, che ha attraversato i secoli, inizia già con l’Aretino e via via si diffonde fino a comprendere gli elogi degli scrittori di età romantica, le interpretazioni dei pittori impressionisti, le riflessioni dei maitres à penser dell’esistenzialismo e, ancor oggi, le battute di Woody Allen. Goethe e Reynolds, Turner e Delacroix, Stendhal e Ruskin, Proust e James, Gobetti e Sartre hanno scritto pagine penetranti sull’artista visto di volta in volta come un ispirato precursore, una figura eroica di creatore demiurgico paragonabile a Dante o a Shakespeare, un innovatore impegnato, un geniale esecutore la cui pittura diventa un’imprescindibile meta di ogni viaggio a Venezia. E poiché la storia della ricezione è fatta anche dalla critica dei letterati, degli artisti e del pubblico più in generale, questo libro risulta un illuminante esempio di come si delinea e si ripropone nel tempo l’interesse e il piacere per l’opera d’arte.