Un viceministro, un potente di seconda fila, uno di quelli di cui alle cerimonie "si vede soltanto metà della faccia", ha dedicato tutta la sua vita alla politica e si definisce con orgoglio un idealista. Le sue mani sono più che pulite, ma per una serie di accuse interessate viene indagato per ricettazione, un aiuto illecito a una cooperativa, e si ritrova in carcere: avrà per compagni di cella un borsaiolo, un africano, un mafioso e due colleghi politici, tra cui un infiltrato. In diciotto lettere scritte alla moglie dal carcere, il protagonista racconta la sua vita a contatto con gli altri detenuti e lo svolgersi delle indagini a suo carico. Forte della sua innocenza, si illude di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti e di poter uscire presto di prigione, ma sin dai primi interrogatori le cose si complicano, i giudici non gli credono e gli viene negata la revoca della custodia cautelare. Ben presto impara a conoscere le umiliazioni e i parossismi della detenzione, il lungo calvario degli scherni, l’incubo della prigionia, delle spiate, degli interrogatori sfibranti e assurdi, lo sconforto per una sconfitta civile ingiusta.
Il primo romanzo su Tangentopoli: una storia dei nostri giorni raccontata con coraggio e commozione. Dopo avere dato più volte voce alla ribellione dei deboli, Nerino Rossi ci presenta in questo romanzo la ribellione di un potente, il rifiuto di scendere a patti con chi diffida di lui, con tutta la rabbia e l’incredulità di fronte a chi vuole fargli ammettere la sua colpevolezza.
Affrontando incertezze e presunzioni del presente, l’autore indaga un segno del nostro tempo, denuncia i rischi di una giustizia elevata a contropotere e ci offre uno spunto di riflessione, un invito a chiederci se il passato sia davvero tutto da condannare.