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L'imbroglione

L'imbroglione

a cura di , traduzione e note di

pp. 384, 7° ed.
978-88-317-6926-6

La Historia de la vida del Buscón, llamado don Pablos, ejemplo de vagamundos y espejo de tacaños, di Francisco de Quevedo, fu pubblicata per la prima volta a Saragozza nel 1626, ma probabilmente fu scritta una ventina di anni prima, fra il 1603 e il 1608. Seguendo le convenzioni del genere picaresco, si narrano in forma autobiografica le peripezie di un personaggio, marchiato fin dalla nascita dall’infamia delle sue origini familiari. Animato dall’ambizione di diventare un gentiluomo, il protagonista, lungo un itinerario vitale che lo mette a contatto con la malvagità e la stoltezza del genere umano, tenta di entrare nel mondo degli aristocratici, assumendo delle false identità. Ma tutto è inutile: ogni sua impostura viene smascherata e Pablos, colpevole di attentare alla codificazione sociale, non riuscirà a recidere i suoi legami di sangue e finirà per integrarsi definitivamente nel mondo degli emarginati e dei delinquenti. Le miserie del mondo picaresco offrono al genio tipicamente barocco dell’autore lo spunto per caricature deformanti, note grottesche e un marcato umorismo macabro. La narrazione è animata dagli incalzanti giochi di ingegno, vocaboli equivoci, frasi che sgorgano dal doppio senso di un termine. Un labirintico mondo di parole, dal quale Quevedo lancia il suo implacabile messaggio: nobili si nasce, non si diventa; chi cerca di sovvertire l’equilibrio sociale e di ascendere a un rango che non gli compete, si macchia di una colpa che merita di essere punita senza possibilità di appello.

Autore

nasce a Madrid nel 1580. Poeta satirico, trattatista e romanziere, si qualifica come una delle più notevoli figure del Barocco spagnolo. Nella sua veste di uomo di corte e di funzionario regio partecipa attivamente alla vita politica della Spagna di Filippo iii e di Filippo iv, appoggiandosi dapprima al duca di Osuna e poi al ben noto Conte Duca di Olivares. Intensa è anche la sua attività di scrittore, ma le sue opere di maggiore rilievo (a eccezione del Buscón e dei Sogni dati alle stampe rispettivamente nel 1626 e nel 1627, a quanto pare, senza autorizzazione d’autore) furono pubblicate soltanto dopo il 1634, con opportuni ritocchi rispetto alle versioni manoscritte che circolavano in precedenza. Tra il 1634 e il 1644 vedono infatti la luce, accanto a una rivisitazione delle sue opere festive, La culla e la sepoltura, L’ora di tutti e la fortuna con criterio, La vita di San Paolo Apostolo e la Vita di Marco Bruto. Furono, invece, pubblicate postume le sue poesie, raccolte sotto il titolo di Parnaso spagnolo. Quevedo morì a Villanueva de los Infantes (Ciudad Real) nel 1645 .