Nutrita di leggenda, la figura di London ha rischiato di morirne, schiacciata fra l'immagine ambigua del difensore della causa del socialismo ideologicamente darwiniano e quella dello scrittore popolare in senso peggiorativo, le cui opere posseggono solo un valore documentario, ma non artistico.
Il richiamo della foresta, forse il suo capolavoro, è una splendida smentita di questo consunto cliché. La storia del cane Buck che dal mondo degli uomini, dalla loro crudeltà e dalla loro violenza, è risospinto indietro, verso quella Natura originaria a cui appartiene e la cui voce misteriosa e irresistibile è la radice della sua esistenza, è una "favola" perfetta sull'America contemporanea, nella quale suggestioni, ritimi, affubulazioni, che si rifanno ai moduli di una perduta narrazione orale, sono calati nello stampo di una scrittura sapiente, in egual misura nutrita di spontaneità e di calcolo, di immediatezza e sofisticazione. In questo "classico" della letteratura americana moderna, il cui linguaggio costituirà una preziosa eredità per molti narratori del Novecento, da Hemingway a Kerouac, l'America e il suo mito edenico sono favolisticamente reivocati in tutto il loro ambivalente vitalismo come in una rovesciata utopia.