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Sonata di primavera

Sonata di primavera


pp. 176, 2° ed.
978-88-317-5915-1
Tra il 1902 e il 1905, quando il romanzo realista aveva esaurito ragione e vigore, l'apparizione delle Sonate di Valle-Inclán rinnova profondamente la scrittura narrativa spagnola. Ambientata in Italia ai tempi del papa-re, la Sonata di primavera, come le altre storie della tetralogia, racconta in forma autobiografica una stagione delle emozioni sentimentali del marchese di Bradomín, dandy e dissacratore, che si compiace di autodefinirsi «brutto, cattolico e sentimentale». Una storia d'amore peccaminoso, nata nel corso di un'ambasceria nella dimora di un prelato morente, che ha come vittima la maggiore delle sue cinque nipoti, Maria Rosario, ventenne, destinata a entrare in convento di lì a qualche giorno. Una trama di amore e morte, fra antichi saloni e giardini fragranti che occultano ogni genere di complotti, dove le belle maniere e i buoni sentimenti diventano un gioco di apparenze che accende in segreto il furore delle passioni. In questa storia dall'epilogo tragico, evocata con decadente sensualità nei modi allusivi del modernismo inaugurato dalle Sonate, ritorna dunque il mito di don Giovanni, che lo stesso Valle-Inclán considerava un angelo ribelle, una reincarnazione del male venata dalle malinconie di fine secolo, analoghe a quelle di cui soffriva la Spagna che nel 1898 aveva definitivamente perduto il suo impero.

Autore

(1866-1936) è scrittore eccentrico e corrosivo che confonde a proposito l'opera e la vita, nel convincimento che l'arte sia prima di tutto artificio, esasperazione di forme che inducono a pensare. Dal decadentismo sensuale delle Sonate (di primavera, d'estate, d'autunno e d'inverno) al primitivismo violento delle Commedie barbare e dei romanzi storici, alle raccolte di versi e ai saggi critici, le sue magistrali sfide alla realtà sono maschere stilistiche che non finisce mai di modellare.