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Lettera di Lord Chandos e altri scritti

Lettera di Lord Chandos e altri scritti

a cura di

pp. 192, 2° ed.
978-88-317-2632-0
Un giovane Lord, giunto a età matura, convinto che le parole non bastino a esprimere il suo più intimo vissuto, decide di abbandonare l’attività letteraria, si ritira in un decoroso silenzio, si rassegna a una vita apparentemente priva di slanci intellettuali, cercando con evidenti difficoltà di incarnare il ruolo di marito e di padre. La vicenda posta al centro di questa «novella epistolare» (Magris) potrebbe apparire perfino banale: un consueto percorso di maturazione, inevitabilmente costellato di illusioni perdute e rinunce. Non fosse che il grigiore della vita è a tratti interrotto da attimi di gioia insperata. Non fosse che in quegli istanti felici tutto sembra riacquistare un senso. Non fosse che, nel volgere di poche pagine, Hofmannsthal è riuscito a mostrare quanto sia fragile, mutevole e tuttavia irrinunciabile il rapporto tra l’uomo e la letteratura. La riflessione sul linguaggio è dunque solo uno dei molti temi toccati nel testo: nelle esperienze del protagonista viene a essere condensata quella moderna rivoluzione del pensiero che ha reso la possibilità di leggere il mondo attraverso la ricerca di inattese analogie qualcosa di eccentrico, confinandola nell’ambito della follia o della poesia. Gli altri due testi qui raccolti, scritti a distanza di pochi mesi dalla Lettera, ne completano la riflessione, indagando da punti di vista opposti e complementari la relazione tra l’uomo, il mondo e la letteratura.

Autore

 (1874-1929) è uno dei massimi protagonisti della fioritura culturale nella Vienna dei primi del Novecento. Si affermò in principio, ancora adolescente, come poeta lirico insolitamente precoce e raffinato. Fin dagli anni giovanili si volse tuttavia all’arte narrativa e soprattutto al teatro: dai primi drammi lirici alle riscritture della tragedia greca (Elettra), dai libretti per musica (Il cavaliere della rosa) alle commedie della maturità (L’uomo difficile), fino al dramma barocco (La torre), la sua opera documenta un’insolita capacità di riprendere e reinventare le forme della tradizione, immettendovi nuova vita. La straordinaria dimestichezza con l’eredità culturale dei secoli passati fece di lui un critico di primo piano. La produzione saggistica costituisce parte essenziale della sua opera: è una sorta di “diario filosofico”, come ebbe a scrivere Hermann Broch, che dalle prime esuberanti recensioni, composte durante gli anni di scuola, si dipana fino agli ultimi saggi, scritti nel mezzo degli spasmi che agitavano l’Europa tra le due guerre mondiali, dopo aver attraversato, nei primissimi anni del secolo, una stagione di stupefacente felicità creativa. Qui, in una serie di «lettere e dialoghi immaginari» dove ingegno critico e forza poetica conoscono un meraviglioso connubio, sorsero alcuni testi capitali della moderna letteratura, come la celebre Lettera di Lord Chandos.