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L'esperienza delle cose

L'esperienza delle cose

Epistole, Libro I

pp. 184, 2° ed.
978-88-317-2312-1
Quando scrive le Epistole, introducendo un genere poetico del tutto nuovo, di fatto sconosciuto alla letteratura greca e quindi latina, Orazio è un poeta ormai affermato, che, quarantenne, ha alle spalle una vita già piena di esperienze. Con l'epistola in versi adesso egli esplora i grandi temi morali della filosofia, le questioni del vivere civile, ripensa momenti e situazioni della propria opera di uomo e poeta, talvolta evoca con rapida grazia il profilo dei suoi destinatari, che si tratti di Mecenate o di altri più giovani e meno noti amici, stabilendo con loro un contatto fatto di pensiero ed emozioni. A questo così intenso gioco dell'intelligenza ogni lettore è chiamato a prender parte, trovandosi a tu per tu con Orazio, nella continua ricerca di prospettive nuove, talvolta sorprendenti, sugli uomini e sulle cose, nel tentativo di giungere a un punto d'equilibrio tra le passioni e l'ascetismo, un distacco dalle cose che non sia sterile immobilità, ma piuttosto libero e creativo, talvolta addirittura gioioso, stato dell'animo, senza obblighi di fedeltà verso scuole, maestri o altre autorità.

Autore

, sulla cui biografia è egli stesso a informarci in molti luoghi delle sue opere, nasce a Venosa nel 65 a.C. da un padre di condizione modesta, ma che riesce ad assicurargli una finissima istruzione, prima a Roma e poi ad Atene. Qui, unendosi a vari giovani dell'aristocrazia romana, segue, dopo l'uccisione di Giulio Cesare, la parte dei repubblicani. Combatte a Filippi con un importante ruolo di comando e, dopo la definitiva sconfitta, rientra a Roma, dove, grazie all'amicizia di Virgilio e, soprattutto, di Mecenate, viene gradualmente reintegrato nella vita civile. Autore piuttosto vario per forme e contenuti, scrive le Satire, gli Epodi, i Carmina, il Carme secolare, le Epistole e l'Ars poetica. Muore nell'8 a.C., poco tempo dopo il suo grande amico Mecenate.