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Racconti dal ghetto di Lodz

Racconti dal ghetto di Lodz

Gli scritti ritrovati di un adolescente morto ad Auschwitz
traduzione di

pp. 216, 1° ed.
978-88-317-2310-7
Ritrovati a Lodz dopo la guerra e conservati dalla sorella per cinquant'anni, i taccuini di Abram Cytryn costituiscono un documento eccezionale e sconvolgente sul ghetto di Lodz, dove Abram ha vissuto dal 1940 al 1944. Vi si descrive la vita quotidiana all'interno dell'universo concentrazionario con una lucidità sorprendente, un forte talento poetico e una frenesia che enfatizza la prossimità della morte. Dimenticati dalla storiografia italiana, nonostante i maggiori studiosi europei della Shoah li considerino un capolavoro della memoria, i Racconti dal ghetto di Lodz si inseriscono a pieno titolo nel solco tracciato da Se questo è un uomo di Primo Levi, dal Diario di Anne Frank e dagli scritti di Elie Wiesel, con i quali condividono un'urgenza drammatica: scrivere per non affondare, «scrivere per lottare contro l'inferno in terra», come sottolinea Frediano Sessi nella Prefazione, «per comporre un'opera letteraria capace di dare voce alle energie vitali di una comunità destinata allo sterminio e alla scomparsa totale; scrivere per ottemperare a un impegno preso con i morti del ghetto o di Auschwitz: innalzare al cielo una targa che obblighi il lettore a ricordare, in ogni tempo e in ogni luogo».

Autore

, nato a Lodz nel 1927, viene deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz a sedici anni e lì muore pochi giorni dopo il suo arrivo. Dalla sorella Lucie (unica sopravvissuta al lager) sappiamo che, già da bambino, scriveva racconti e poesie «dalla mattina alla sera». La parte di quest'opera letteraria giunta fino a noi è conservata in ventiquattro taccuini presso il Centro Simon Wiesenthal di Los Angeles.