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Nuove poesie

Nuove poesie

a cura di

pp. 232, 1° ed.
978-88-317-1835-6

Le Nuove poesie (1873) sono una raccolta sperimentale: senza ripartizioni interne, vi confluiscono epodi, liriche memoriali, componimenti epico-narrativi, poesie d'amore neoelleniche e traduzioni dal tedesco. Questa continua varietà di temi, forme e registri la rende un unicum fra le sillogi carducciane e offre un'istantanea della versatilità conseguita da Carducci - alias Enotrio Romano - nei primi anni Settanta: non più soltanto bardo repubblicano né ancora cantore ufficiale della Terza Italia, quello delle Nuove poesie è un poeta inesausto, maturo ma inquieto, giunto a un passo dalle Muse barbare. Eppure questa raccolta, che alla sua uscita fece clamore e riscosse consensi ben oltre i confini italiani, è stata lasciata in ombra dalla critica; un oblio, questo, di cui è corresponsabile lo stesso Carducci, che ripubblicandola nel 1875 ne mutò l'assetto e infine la dissolse nelle sue grandi raccolte "definitive" degli anni Ottanta. Ripresentandola, oggi, nella sua originaria interezza, le si restituiscono il significato e il valore che ebbe nella storia della poesia carducciana.

Autore

(Valdicastello, Pietrasanta, 1835 – Bologna, 1907) è stato poeta, prosatore, studioso di letteratura e intellettuale militante. I suoi versi – dai giovanili Juvenilia (1850-60) ai successivi Levia gravia (1861-71) e Rime nuove (1861-87); dalle robuste invettive politiche e morali di Giambi ed epodi (1867-79) all’epicità delle Odi barbare (1877-89) – hanno costituito un ineludibile termine di confronto per più generazioni. Il suo magistero professorale – avviato nel ginnasio di San Miniato all’indomani della laurea, conseguita a Pisa nel 1856, poi proseguito dalla cattedra universitaria di Bologna, dal 1860 al 1903 – e la ricchissima messe dei suoi lavori eruditi, rivolti con penetranti saggi e accurate edizioni a tutti i secoli della letteratura italiana, dalle origini al Settecento, hanno contrassegnato un intero capitolo della nostra storia letteraria. Nel 1906 gli fu conferito, primo italiano, il premio Nobel per la letteratura.