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Il Preludio 1799

Il Preludio 1799

a cura di

pp. 128, 1° ed.
978-88-317-1605-5

“Preludio al Preludio”, o inizio del poema degli inizi: così potremmo definire questo intenso, luminoso, piccolo Preludio 1799, ovvero la prima stesura del grande poema autobiografico che Wordsworth continuò a scrivere e riscrivere per tutta la vita, ampliandolo e modificandone struttura e intenti, senza mai pubblicarlo, senza mai, perfino, dargli un titolo definitivo, tanta era l’urgenza di assecondare la fluidità inarrestabile della forma poetica, che in epoca romantica sempre si configura come in-finito, organismo in divenire, produzione continua di forme, significati e relazioni nuove e mutevoli. Fu la versione del 1805 in 13 libri, pubblicata postuma e finalmente con un titolo - Il Preludio appunto, scelto dalla moglie Mary - a imporsi come quella canonica e a suo modo “definitiva”: una lunga meditazione sulla “crescita della mente del poeta”, con i suoi momenti di gloria, di attesa e di perdita, innervata sulla narrazione di avvenimenti formativi della vita di Wordsworth.
Ma l’agile Preludio 1799, di cui presentiamo la prima traduzione italiana, si colloca all’origine di tutto questo, nei momenti privilegiati e ansiosi dell’infanzia di un poeta, quando il mondo fisico e naturale si rivela come presenza sublime e paurosa, esperienza incomunicabile di appartenenza ed esclusione, turbamento e felicità. Momenti di presente puro in cui il tempo-spazio umano si sospende e si apre ai percorsi dell’immaginazione, dei sensi, del ricordo. Spots of time li chiama il poeta: anticipazioni di quella nuova concezione del tempo che sarà alla base di tanta sperimentazione modernista, dalle epifanie joyciane ai momenti d’essere di Virginia Woolf. Raccontarli, e trasmetterne tutta l’intensità e lo stupore, può riuscire soltanto alla grande poesia.

Autore

(1770-1850), nasce a Cockermouth, nella regione dei Laghi e lì vive gran parte della sua vita, dopo la parentesi degli anni giovanili segnati dell’entusiasmo per la rivoluzione francese. Con Coleridge pubblica le Lyrical Ballads (1789), manifesto della nuova poesia romantica, che insegnò all’Ottocento a guardare la natura e segnò, con la sua “lingua comune”, l’attenzione allo spirito del luogo e la poetica della memoria, tutta la letteratura seguente. Alla composizione delle liriche più famose (Ode to Immortality, Daffodils, Resolution and Independence) affianca la scrittura della propria autobiografia in versi sciolti, The Prelude, romanzo d’artista e narrazione originalissima del farsi del soggetto moderno. La sua grandissima fama presso i contemporanei si deve soprattutto alla lirica, dal carattere filosofico e meditativo, alle famose Prefazioni teoriche (1800, 1802, 1815), alle accorate denunce “ecologiche” dei guasti portati dall’industrialismo.