Un rapporto molto particolare, quello tra Venezia  e il cinema. Se le altre grandi città "cinematografiche"  costituiscono quasi sempre la tela di fondo su cui  si muove l'azione, Venezia è, per sua natura,  una co-protagonista del film, un personaggio  che risalta nel tessuto della storia, un'ambientazione  che non può mai essere casuale. Attraverso queste venti storie, raccontate senza fare  critica né storia del cinema, Irene Bignardi ha costruito  un itinerario veneziano molto personale tra calli  e campi, chiese e palazzi, drammi e commedie.  E fa rivivere, con una scrittura lieve e sapiente, l'allegria  kitsch di Cappello a cilindro, ovverosia Venezia vista  da Hollywood, e le atmosfere risorgimentali di Senso;  la nobile scenografia dell'Othello di Welles e le faticate  vicende de Il mercante di Venezia; i brividi  di A Venezia... un dicembre rosso shocking  e il sentimentalismo di Tempo d'estate; la  ribelle giovinezza veneziana inventata dal primo  Tinto Brass con Chi lavora è perduto e il rigore politico  de Il terrorista di De Bosio; la decadenza della città  raccontata da Visconti con Morte a Venezia e i film  veneziani ispirati a Henry James; un'inedita  esplorazione della città lagunare firmata  da Susan Sontag in Unguided Tour e il recente Dieci  inverni, che restituisce l'immagine della Venezia  studentesca, quella dei giovani, quella squattrinata,  lontana dai palazzi. Film, tutti, raccontati con amore e curiosità  nelle loro vicende produttive (quasi sempre), letterarie  (quando è il caso), personali (spesso). Sempre cercando,  nei film, dietro il film, il fattore umano.