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Avere vent'anni a Tunisi e al Cairo

Avere vent'anni a Tunisi e al Cairo

Per una lettura delle rivoluzioni arabe

pp. 208, 1° ed.
978-88-317-1013-8
«I notiziari, se da una parte evidenziano la lontananza tra il luogo in cui si svolgono gli eventi e quello in cui ci si trova, dall'altra riportano alla memoria sensazioni simili già vissute. Così, quando, nel dicembre 2010, vidi le immagini delle prime sommosse tunisine, ebbi la sensazione di tornare al periodo della mia infanzia in Algeria. Mi venne in mente, in particolare, il periodo del maggio 1968». Parte dai suoi ricordi personali, Khaled Fouad Allam, per costruire una lettura comparativa delle contestazioni e dei rivolgimenti che abbiamo imparato a conoscere con il nome di «Primavera araba». Sono molte le domande che Allam si pone nel corso di questo libro e che configurano un approccio del tutto inedito: perché il mondo arabo non ha avuto un suo Sessantotto? Perché il conflitto israelo-palestinese non avrà mai la valenza simbolica e aggregatrice che ebbe il Vietnam per i giovani occidentali degli anni sessanta e settanta? Cosa accomuna i linguaggi e le forme mediali in cui il dissenso dei giovani arabi trova espressione alle manifestazioni degli indignados e al rap delle grandi periferie metropolitane occidentali? Qual è il rapporto con i nuovi mezzi di comunicazione? Internet giunge davvero a liberare i sogni di questi giovani o rischia di diventare anch'esso strumento di chiusura? E, infine, perché non riesce a emergere una leadership forte? Ricco di spunti e suggestioni - sociologiche e letterarie (testi di canzoni, film e letteratura) - il libro muove dalla consapevolezza che per comprendere quanto sta avvenendo nel mondo arabo non si può non considerare cosa voglia dire oggi avere vent'anni a Tunisi e al Cairo e confrontarsi con modelli di società che racchiudono in sé ancora tante, troppe, contraddizioni irrisolte. Contraddizioni che diventano ancora più esplosive nel processo di ricostruzione che fa seguito alle rivolte, come dimostra la bozza di Costituzione dei salafiti tunisini, qui pubblicata per la prima volta, in cui si pretende di dare vita a una nuova forma di governo islamico servendosi di concetti e di riferimenti che risalgono al mondo medievale arabo e dunque alle strutture portanti della società di quell'epoca.

Autore

, sociologo, giornalista, scrittore e politico. Nato in Algeria, dopo aver vissuto in Marocco, Algeria e Francia, oggi è cittadino italiano. Insegna Sociologia del mondo musulmano all'Università degli Studi di Trieste. Già editorialista de «la Stampa» e de «la Repubblica», collabora con «il Sole 24 Ore», e tiene conferenze e seminari in Europa e in tutto il mondo. È stato deputato del Parlamento italiano e membro della Commissione Affari costituzionali della Camera sotto la direzione di Luciano Violante. Ha ricevuto la medaglia Riccardo Palma e il dottorato honoris causa in Sociologia dell'Università di Lima, Perù. È autore di numerosi saggi, tradotti in varie lingue. Tra i più recenti: L'islam globale (2002), La solitudine dell'Occidente (2006), Non avrai altro Dio al di fuori di me (con Massimo Donà, 2010), L'islam spiegato ai leghisti (2011). Per Lettera a un kamikaze (2004) ha ricevuto il Premio Elsa Morante.