Officina meneghina rievoca un vivace e laborioso cantiere di voci, temi e opere, che a Milano, tra Otto e Novecento, si sono sviluppati, intersecati, avvicendati. Proprio ai luoghi, alla lingua, alla storia del capoluogo lombardo, indagati attraverso il filtro della poesia, del teatro, della narrativa, il presente volume vuole porgere un tributo. A essere preso in esame non è solamente il ristretto gruppo canonico dei “classici”, come Porta, Manzoni, Bertolazzi, Tessa, Gadda, autori di capolavori indiscussi, riconosciuti unanimemente dalla critica; ma anche la pletora negletta dei “minori”, rappresentanti di generi popolari e di un poetare di stampo vernacolare, posti ai margini della cultura ufficiale, e, tuttavia, testimoni della feconda humus letteraria, che da sempre si respira nella città di Milano. Il libro si snoda lungo il fil rouge della milanesità e privilegiando il dialetto, potente strumento dell’identità individuale e collettiva e dell’espressività poetica.