Le toutounier

Le toutounier


pp. 160, 1° ed.
9788829791651
Il romanzo riprende il personaggio di Alice, protagonista di Duo, dal momento della conclusione di quest’ultimo. Rimasta vedova per il suicidio del marito Michel, al suo rientro nell’appartamento natale ritrova due delle sue tre sorelle e con loro torna a confidarsi sul «tutuniè» (il comodo e sformato divano della loro infanzia). Il tema del confronto tra le sorelle Eudes è la loro vita sentimentale, le rispettive difficoltà nel portare avanti complesse storie d’amore, ognuna delle quali mostra la corda per via di partner che rivelano caratteristiche maschili sempre più problematiche. La Colette autrice di questo romanzo è ormai matura: ha finito di scriverlo durante l’estate del 1938, ha 65 anni compiuti. Pubblicato dapprima a puntate su «Paris-Soir» e poi per le edizioni Ferenczi in volume nel gennaio del 1939, vi traspare una sfaccettata rappresentazione della solitudine femminile, constatata la sempre maggiore impossibilità per ogni donna di condividere il sentimento, qualunque esso sia, con l’uomo. Ne deriva una solidarietà tra sorelle che, al di là delle loro profonde e spesso divertenti divergenze su argomenti molteplici, dà alla solitudine che vivono un’altra dimensione. Il fantasma della madre di Colette, che aleggia intorno alle sue pagine, e a cui il romanzo Sido del 1930 ha dato consistenza letteraria, è fisicamente assente eppure dà corpo in controluce ai ricchi, inventivi dialoghi del Tutuniè così come alla colonna sonora del romanzo e ai suoi smaliziati motivi.

Autore

(1873-1954) è autrice di romanzi e racconti che figurano tra i capolavori del Novecento non soltanto francese, ma universale. Una scrittura d'inconfondibile bellezza, che non è il risultato di formazioni accademiche, ma di un amore, una scienza della vita che la porteranno a vivere le esperienze più straordinarie, da ghost writer per il primo marito Willy a diva del music hall più famosa di Mistinguett, da frequentatrice dei salotti più alla moda di Parigi a oggetto di scandalo per i suoi amori anticonformisti e i suoi libri ritenuti offensivi della morale cattolica, fino a diventare il monumento di se stessa: «la grande Colette» che riceverà l'onore dei funerali di stato, ma non di quelli religiosi. Sperimentatrice nata, Colette è decisamente favorevole ai secondi mestieri dello scrittore, come li definisce lei stessa: è critico teatrale, inviato di giornale, soggettista e dialoghista per il cinema, perfino, a un certo punto, direttrice di un lussuoso salone di bellezza finanziato dal pascià di Marrakech. Tutta questa vita allo stato puro si trasfonde in una narrativa che costituisce una vera summa amorosa della donna, tanto che agli albori del nostro secolo la studiosa Julia Kristeva le dedica il terzo volume del suo trittico dedicato al genio femminile del Novecento (le altre due figure sono la filosofa Hannah Arendt e la psicanalista Melanie Klein). Nell'imponente produzione letteraria di Colette, che spazia dal romanzo al racconto, dal testo teatrale alla prosa lirica, a innumerevoli articoli in buona parte non ancora catalogati, è difficile privilegiare un testo rispetto a un altro, talmente tutti presentano una raffinata omogeneità e talmente ognuno possiede l'autosufficienza della perfezione.