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Eva Futura

Eva Futura

traduzione di , con un testo di

pp. 392, 1° ed.
978-88-297-0984-7
Al centro di questa storia c’è un nobile inglese, lord Ewald, innamorato di un’attricetta americana, Alicia Clary. A tormentarlo fino a spingerlo al pensiero del suicidio è la stupidità di questa donna, in sconcertante contrasto con la sua eccezionale bellezza. Egli vorrebbe una compagna con quelle fattezze, ma più intelligente e sensibile. Così, prima di risolversi a lasciare questo mondo, va a trovare un amico scienziato, le cui ricerche ha finanziato anni prima e che adesso è un punto di riferimento mondiale: Thomas Edison. Lui gli assicura di avere la soluzione e lo conduce nel suo laboratorio, a Menlo Park – sede oggi, tra le altre aziende informatiche, di Facebook. Nei sotterranei del padiglione, Edison ha costruito, grazie alle sue arti elettriche, un giardino dell’Eden artificiale, nel quale vive, come una Eva altrettanto artificiale, Hadaly, una «andreide». L’idea dello scienziato è di trasferire le grazie di Alicia Clary su Hadaly, alla quale ha già instillato l’intelligenza, l’arguzia e la sensibilità di cui la donna manca. Quest’opera complessa, dai molteplici significati simbolici, e considerata tra i primi romanzi fantascientifici della storia letteraria, riflettendo sulla scienza e sui suoi limiti, afferma contemporaneamente che il solo rifugio concesso all’uomo è il sogno.

Autore

Villiers nasce nel 1838 a Saint-Brieuc, in Bretagna, da una famiglia di antica nobiltà ma di modeste condizioni economiche. Dal 1855 compie frequenti soggiorni a Parigi, dove si trasferisce nel 1859. Qui entra in contatto con gli ambienti letterari, viene presentato a Baudelaire, conosce Mallarmé; diventa presto uno dei personaggi più noti per la sua abilità di conversatore, le sue pose da dandy, le sue indubbie qualità letterarie. Nel 1866 pubblica delle poesie nel «Parnasse contemporain» e comincia a collaborare a riviste e giornali. Poeta e prosatore, inizialmente rivolge tutte le sue ambizioni verso il teatro, ma il successo gli arride negli anni ottanta con la pubblicazione dei Racconti crudeli (1883), dei Nuovi racconti crudeli (1888) e di Tribulat Bonhomet (1887), dove coniuga alla visione disincantata, “crudele” della mediocrità borghese il suo anelito verso l’Assoluto, il suo culto dell’Ideale. Pubblica anche un romanzo, Eva futura (1886). Villiers incarna quel rifiuto del positivismo e del mondo borghese che si manifesta in Francia a partire dalla metà del secolo e, solidamente ancorato a una filosofia idealistica, si traduce in una letteratura che tende a distaccarsi dalla realtà per celebrare l’Assoluto. Romantico attardato per certi aspetti, per altri egli è un precursore del nuovo idealismo destinato a permeare profondamente tutta la produzione artistica di fine secolo. Il messaggio contenuto nelle sue opere, insieme alla straordinaria scrittura che le connota, lo impongono come maestro alle nuove generazioni. Muore nel 1889.