fbpx

Libro d'ombra

Libro d'ombra

traduzione di

pp. 96, 1° ed.
9788829720217

Gli scrittori giapponesi del periodo Meiji (1868-1912) erano affascinati dalla luce, che grazie alla tecnologia aveva illuminato le buie città del paese. La luce è essenziale nei primi racconti di Tanizaki, siano i raggi del sole o il candore della pelle delle donne occidentali: bianco e bellezza sono sinonimi. Ma ciò che accentua e dà valore al bianco è l’oscurità. Il bello sta in quel vuoto dove si addensa l’ombra. In In’ei raisan (lett. Elogio dell’ombra) del 1933, questa sensibilità tradizionale nipponica è antitetica a quella del moderno Occidente: non è un’inversione di tendenza nei gusti di Tanizaki, né un’invettiva contro la modernità, ma la presa di coscienza di come il paese sia cambiato seguendo un modello di occidentalizzazione che lo scrittore non condivide, e i cui effetti riguardano anche la vita quotidiana, l’architettura della casa e il suo arredamento. C’è però ancora un ambito dove può concretizzarsi l’estetica dell’ombra: quello dell’arte e della letteratura.

Autore

(1886-1965) esordisce in un’epoca di grandi contrasti, nel momento in cui anche la letteratura, così come la società, riflette la scelta lacerante fra una tradizione millenaria e la via verso l’occidentalizzazione. Tanizaki vive questa frattura attratto dal nuovo e dal moderno, ma sensibile al bisogno di restare ancorato alle proprie radici. Ai primi racconti, ispirati a modelli occidentali rielaborati in linea con il proprio passato culturale, fanno da contrappunto le opere della maturità, con un ritorno più marcato ai motivi e ai modi narrativi classici. La fantasia, l’ironia, l’ambiguità pervadono la sua idea dell’arte. Dalla realtà egli trae solo spunto per creare un mondo immaginario, un universo della sua mente.