Nei trentasette libri della Naturalis historia di Plinio il Vecchio, la grande enciclopedia del mondo antico dedicata al futuro imperatore Tito, spicca il settimo, riguardante l’antropologia. L’essere umano vi è inquadrato da una varietà di scorci prospettici, alternando razionalismo e mitologia, politica e moralismo, dati di censimenti e metodi astrologici, storia e pettegolezzo. L’immagine pliniana dell’uomo, indagato con rigore analitico e insieme con grande partecipazione, viene scomposta in blocchi e tasselli che incorniciano le manifestazioni varie e cangianti della condizione umana nel suo complesso, sempre multiforme e sfuggente. Plinio descrive, in un arco ideale esteso tra la nascita e la morte, le circostanze della riproduzione, del parto, della crescita; casi straordinari legati a molteplici qualità fisiche e morali, il rapporto tra virtù e fortuna, il carattere della felicità umana, arrivando alla morte e al destino dei Mani. Il quadro è variopinto e affollatissimo di personaggi: tra Sciapodi, Pigmei, Blemmi, nani, giganti, androgini, casi celebri di avversità del destino, si intravvedono i profili di Cicerone e Catilina, di Cesare e Pompeo, di Antonio e Ottaviano. Ne risulta una preziosa testimonianza di enciclopedia antica e insieme un esempio notevole del genere paradosso grafico, che riunisce una multiforme teoria di aneddoti curiosi e stupefacenti destinati a informare e a intrattenere insieme.