Non riconosciuta per i suoi meriti poetici negli anni dieci, se non da una ristretta cerchia di studiosi e poeti più acutamente sensibili alle sue innovazioni, lopera di Clemente Rebora ebbe ancora per decenni una vicenda critica contrastata, attirando riconoscimenti più ampi solo negli ultimi anni della sua vita. Dalla stroncatura ai Frammenti lirici di Cecchi, del novembre 1913, allesaltante recensione di Boine sulla "Riviera Ligure" dellanno seguente; dagli apprezzamenti di Gobetti e Borgese sulle traduzioni dal russo agli anni del silenzio, fino alla riscoperta, iniziata nel 1937 con Betocchi e Contini, proseguita con Bo, con ledizione Vallecchi delle poesie del 1947 e con gli scritti di Parronchi, Anceschi, Macrì, Montale, Caproni, Getto e Pasolini (tra gli altri), questa monografia - che costituisce il quarto volume dei "Nuovi Quaderni Reboriani" - esplora per la prima volta in profondità la vicenda critica di Clemente Rebora. Si ricompone, così, attraverso un lavoro interpretativo ed elaborativo che va dagli esordi del poeta al 1957, anno della sua scomparsa, il profilo storico-critico di unopera che marca il proprio passo poetico e conoscitivo sui termini essenziali della vita e della coscienza.
Con testi di Piero Gobetti, Alessandro Parronchi e Carlo Bo.
Enrico Grandesso è studioso di letterature comparate. Ha organizzato nel 1991 a Rovereto, con Gualtiero De Santi, il convegno internazionale Clemente Rebora nella cultura italiana ed europea, di cui ha curato gli Atti (Roma, Editori Riuniti, 1993). Ha pubblicato saggi su D.M. Turoldo, T.S. Eliot, Marlowe e sulla didattica della poesia.