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La scoperta di un classico del teatro russo del primo Ottocento

In genere nelle storie del teatro russo, tra Il minorenne di Fonvizin (1782) e L’ispettore generale di Gogol’ (1836), c’è come un vuoto di oltre cinquant’anni.

Un lungo periodo che induce a ritenere che la vita teatrale russa fosse in questo arco di tempo una parentesi spenta, dominata da testi stranieri in traduzioni e adattamenti di scarsa qualità, o comunque di piatta imitazione. Fu invece un’epoca di grande vivacità e fermento, in cui il teatro occidentale forniva sì modelli e riferimenti, ma questi trovavano riscontro in una vita teatrale fervida di ricerche e di prove: adattamenti di soggetti e personaggi alla vita russa, affinamento della tecnica del verso, creazione di sistemi organizzativi destinati a durare molto a lungo. Un contributo di primaria importanza a questa maturazione venne da A. A. Sachovskoj, che oltre a essere un drammaturgo di successo fu uomo di teatro nel senso più ampio della parola, il più importante della prima metà dell’Ottocento: impresario, regista, animatore teatrale, talent scout, maestro di recitazione.

Un nuovo Sterne (1805), la sua commedia di maggior successo riflette le polemiche accese sulla lingua russa allora in corso e testimonia la forza comica di un ingegno attento e partecipe ai problemi del tempo.

Questa è la prima traduzione italiana.

GIAMPAOLO GANDOLFO insegna letteratura russa all’Università di Trieste. Traduttore di classici russi (Bulgakov, Griboedov, Ostrovskij), ha steso il capitolo "russo" della Storia del teatro europeo (Einaudi 2000).