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Pianissimo

Pianissimo

a cura di

pp. 176, 6° ed.
978-88-317-7702-5
Pianissimo, 1914, è uno dei testi capitali della poesia del primo Novecento. Il libro contiene alcune poesie note e antologizzate, ma solo l'intero poemetto può dar conto della forza e dell'incisività con cui Camillo Sbarbaro interpreta la crisi storica di quel primo scorcio di secolo, conferendole un significato che la oltrepassa, per mettere a nudo una condizione dell'uomo propria del nostro tempo. Vi si canta, «sottovoce», lo stato di quasi morte dell'anima, di svuotamento dei sentimenti, dell'interiorità. La misura di tale alienazione è data dalla percezione di qualcosa di profondo, di una verità o vita altre, del senso profondo dell'essere. La trama delle illusioni si rompe e lascia scorgere l'abisso oppure appelli da una vita anteriore destano, ma per un attimo, la vita del sonnambulo, il cui cammino, per le strade della città moderna, si compie come su un discrimine, sull'orlo di un equilibrio sempre minacciato. La ripubblicazione di Pianissimo secondo l'edizione originale della «Voce» del 1914 è accompagnata da un commento che evidenzia, oltre la ricca trama di rapporti con le altre opere del poeta e con la poesia italiana d'inizio secolo, come Sbarbaro abbia recuperato alla cultura italiana la grande lezione di Baudelaire, innestandola su quella di Leopardi.

Autore

 nasce a Santa Margherita Ligure il 2 gennaio 1888. Nel 1911 esce Resine, il libro dei suoi primi versi scritti al ginnasio. Nel 1914 pubblica Pianissimo nelle edizioni de «La Voce». Partecipa alla prima guerra mondiale. Collabora a numerose riviste tra cui, oltre a «La Riviera Ligure» e a «La Voce», «Circoli», «Primo Tempo», «Corrente». Nel '21 compone le liriche di Rimanenze, raccolte in volume solo nel 1955; sette anni dopo è la volta delle prose di Liquidazione e nel '31, su «Circoli», dei Versi a Dina che saranno raccolti in volumetto nel '56. Nel '41 lascia Genova e va a vivere a Spotorno. Nel '48 pubblica i Trucioli, composti tra il 1914 e il 1940. Sono infine da ricordare gli Scampoli (1960) e le Cartoline in franchigia (1966, lettere dal fronte della prima guerra mondiale) e la sua intensa attività di traduttore (Eschilo, Sofocle, Euripide, Flaubert, Huysmans). Testimonianza della sua attività di lichenologo di fama è il volume Licheni: un campionario del mondo (1967). Muore a Spotorno il 31 ottobre 1967.