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Rgveda

Rgveda

Le strofe della sapienza
a cura di

pp. 344, 5° ed.
978-88-317-7428-4
Delle fasi più antiche della civiltà indiana non ci restano né piramidi né templi né palazzi né alcun'altra costruzione in pietra; ci resta però un monumento ben più prezioso, fatto di quei mattoni eterni e indistruttibili che per gli indiani vedici sono le parole, alle quali essi affidarono, in esclusiva, il ricordo della loro cultura e del loro pensiero. Questo monumento imperituro è il Rgveda, espressione meditata e poetica di veggenti di quasi quattromila anni fa. La tradizione lo vuole di origine divina, infinito, mai scritto né mai creato, ma rivelato, eterno e non composto da essere umano. Si tratta di una raccolta di 1028 inni, suddivisi in dieci libri, dedicati alle varie divinità del pantheon indiano, che contiene invocazioni d'aiuto e richieste di protezione, ma anche testi magici e di speculazione cosmologica e filosofica. Tramandato per secoli in forma esclusivamente orale all'interno di cerchie sacerdotali gelose della propria scienza sacra, è stato messo per scritto solo verso il 300 a.C. Dagli Indiani è considerato la fonte esclusiva e infallibile della conoscenza più alta e dei doveri socio-religiosi e il presupposto ineliminabile di tutti gli altri libri sapienzali: tutte le sacre scritture successive ne invocano la testimonianza come garanzia di veridicità. Il Rgveda si rivela pertanto come l'indispensabile punto di partenza per un'indagine su quel particolare mondo culturale che è l'India; attraverso le parole con cui esso è costruito possiamo risalire fino alle fasi più antiche della civiltà che l'ha prodotto. L'impatto che il Rgveda ha esercitato ed esercita sulla cultura indiana, che esso permea in maniera profonda, è enorme: la sua incidenza e la sua importanza travalicano tutte le epoche, fino ai tempi moderni, e la sua impronta sulla psicologia degli Hindu è così profonda che ognuno di essi, per quanto scarsamente istruito, ne è inconsapevolmente influenzato. Per noi, lettori occidentali, traspare dai poemi vedici il senso della bellezza della natura e dei valori dello spirito; la coscienza dell'intima relazione tra l'uomo e il mondo che lo circonda e della comunanza con tutte le creature viventi. L'antologia che qui si presenta offre gli esempi migliori di ogni genere di inno ed è la prima in Italia condotta secondo le più aggiornate acquisizioni filologiche. Essa colma una grave lacuna che dura da decenni: a fronte infatti della celebrità del testo, più volte ricordato nei più vari contesti disciplinari e intellettuali, l'ultima traduzione italiana (per di più una scelta ridottissima) risale agli anni '30.