La prima grande opera autobiografica di Stendhal
Raccontare di sé, non per autocelebrarsi o per confessarsi bensì per capire chi si è: questa la scommessa di Stendhal nel 1832 allavvicinarsi dei cinquantanni. Nellisolamento del consolato di Civitavecchia egli ripensa al decennio precedente della sua vita, trascorso per lo più a Parigi dopo laddio a Milano e alla donna amata. Si sviluppa così in due settimane una rievocazione autobiografica scritta di slancio e senza ritocchi, un divagante e vivacissimo alternarsi di ricordi, oscillanti tra humour e malinconia, nostalgia e ironia, distacco e adesione. Un esame di coscienza che investe anche le relazioni del protagonista con ambienti e personaggi ispirando una panoramica scintillante dei salotti liberali della Restaurazione. Confessando i suoi amori, dalle donne alla musica, e le sue idiosincrasie politiche e mondane, Stendhal mette in scena una grande lezione di stile morale e letterario, chiave indispensabile per entrare nelle pieghe della sua personalità e nel laboratorio della sua scrittura dalla quale già filtrano i sintomi premonitori di un graduale processo di maturazione da cui emergerà il grande scrittore di Il rosso e il nero. I Ricordi degotismo, di cui esistono pochissime edizioni, sono qui presentati in una nuova traduzione che tiene conto di una recente ricostruzione del testo sui manoscritti originali.
Gianfranco Rubino insegna letteratura francese alla Sapienza di Roma.
Maria Grazia Porcelli insegna letteratura francese allUniversità di Bari.