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Storia degli sloveni in Italia

1866-1998

pp. 152, 2° ed.
978-88-317-7107-8

La storia degli sloveni in Italia è quella di un rapporto ormai più che secolare tra maggioranza e minoranza, caratterizzato da una conflittualità non ancora risolta. Partendo dall’idea, condivisa anche da un uomo sensibile ai diritti umani come Giuseppe Mazzini, che in Italia ci fosse posto solo per gli italiani, già i primi governi risorgimentali impostarono una politica di snazionalizzazione nei confronti degli sloveni "alloglotti" che, dopo la cessione del Veneto da parte degli Asburgo nel 1866, erano venuti a far parte del Regno sabaudo. Tale politica continuò anche dopo il 1918, quando l’Italia vittoriosa occupò ampie aree del territorio etnico sloveno e croato, abitato da circa mezzo milione di "slavi". Le tensioni che ne nacquero, alimentate dalla nascita sull’altra sponda dell’Adriatico di uno stato concorrente, la Jugoslavia, con cui bisognava tracciare la frontiera più favorevole possibile, si acuirono con l’avvento al potere del fascismo. Nella Venezia Giulia Mussolini e i suoi squadristi tradussero infatti il tradizionale atteggiamento antislavo dell’irredentismo locale in una ventennale politica di violenza e soprusi, tali da suscitare una ferma risposta degli sloveni, indotti a ricorrere anche al terrorismo. Dopo il ’41, quando l’Italia attaccò coi tedeschi la Jugoslavia estendendo la sua sovranità alla cosiddetta "provincia di Lubiana", la resistenza del Fronte di liberazione contribuì ad approfondire il solco tra le due nazioni ma anche a porre, dopo il ’43, le basi di nuove intese in nome della comune lotta al nazismo. Nel secondo dopoguerra il riproporsi del problema della frontiera - tracciata stavolta in modo più favorevole agli sloveni - non facilitò tuttavia i rapporti tra maggioranza e minoranza nelle aree mistilingui, anche a causa del duro regime comunista instauratosi in Jugoslavia, che spinse all’esodo migliaia di istriani di nazionalità italiana. La guerra fredda fra Est e Ovest, da cui nacque negli anni 1947-54 il Territorio libero di Trieste, aggravò le reciproche diffidenze e ostilità, provocando in seno alla comunità slovena, rimasta fuori dalle frontiere jugoslave, profonde e non ancora del tutto superate fratture ideologiche. Sebbene divisa in varie correnti e trattata dallo stato italiano a seconda della provincia (Trieste, Gorizia, Udine) in cui era insediata, nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale essa seppe sanare le ferite inflittele dal fascismo, confermando la propria individualità etnica e vitalità culturale. Tale realtà però - nonostante precisi impegni costituzionali e internazionali - non ha trovato finora corrispondenza nella politica dello stato italiano verso i cittadini di lingua e coscienza etnica slovena, tuttora discriminati nei loro diritti e privi di un’adeguata legge di tutela.

Milica Kacin Wohinz (Idria, 1930) è studiosa dei problemi relativi alla storia della minoranza slovena in Italia presso l’Istituto di storia contemporanea a Lubiana.

Joze Pirjevec (Trieste, 1940) è professore ordinario di storia dei popoli slavi presso l’Università di Trieste.