«Malattia sacra»: così gli antichi indicavano l'epilessia, atterriti dalle sue manifestazioni esteriori, che non potevano non essere causate dal superiore intervento di una divinità. Per la tradizione culturale greca infatti - da Omero a Erodoto -, per le dottrine mediche primitive, ma anche per alcune correnti del pensiero scientifico stesso, l'intervento divino nella genesi delle malattie era considerato cosa normale, imprevedibile e quindi priva della possibilità di controllo. Nel breve e intenso trattato della Malattia sacra - che all'entusiasmo e al vigore polemico del pamphlet unisce la sicurezza di un saldo e coerente sistema teorico unito alla concretezza di nuove scoperte - Ippocrate affronta i rapporti fra divinità e natura, fra superstizione e sapere scientifico. È la prima, decisiva battaglia per la costruzione di una scienza indipendente, capace di conoscere e capire, di prevenire e curare con mezzi propri. Pervasa, nonostante tutto, da una religiosità profonda - poiché il divino è nella natura stessa, nel suo ordine e nel suo sistema - quest'opera si impose e tuttora si impone come il manifesto del pensiero laico ed empirico che segna la nascita della scienza in senso moderno.