Una lugubre «mascherata» nel Palazzo del Governatore agli albori della Rivoluzione, la sinistra profezia di un misterioso ritratto, gli effetti pestilenziali del sontuoso mantello di una nobildonna inglese, il sogno di conservazione di una vecchia signora tra le rovine del potere coloniale: così Hawthorne racconta la nascita della nazione. A lungo trascurate dagli studiosi come imbarazzante concessione alla propaganda patriottica, o come anticipazione bozzettistica di quella vocazione a esplorare le pieghe segrete della memoria collettiva che avrebbe portato a La lettera scarlatta, queste Leggende si trovano ora al centro di un interessante dibattito che investe i rapporti tra storia e finzione, testo e cornice, eredità dell'allegorismo puritano e scivolamento inesorabile verso la «letteralità» del Racconto. Una vera e propria opera chiave per individuare certe contraddizioni dell'800 americano: anzitutto il bisogno nevrotico di esorcizzare il passato - attraverso i simboli ossessivi della Mascherata, del Ritratto Stregato e del Flagello Divino - proprio mentre di quel passato si avverte una impossibile e forse colpevole nostalgia.