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Sonia Biacchi. Architetture per i corpi

Sonia Biacchi. Architetture per i corpi

a cura di

pp. 112 con 48 ill. a col. e b/n, 1° ed.
978-88-317-2349-7

«Considero lo spazio teatrale un luogo sacro dove agiscono interpreti dai sensi dilatati per una percezione totale di ciò che sta accadendo sulla scena: e le cose che accadono sono molte e in contemporanea. Ci sono voci, suoni, lamenti, rabbia e risate in uno spazio in cui convivono silenzio e rumori, pieni e vuoti illuminati o forgiati dalla luce, camuffamenti e scenografie. E gli interpreti a pelle scoperta, catturano i segnali, li trasformano, li rilanciano, li sintonizzano e li dipanano. Che follia partecipare a questo evento, a questo rito che rimanda alla magia di quelli primordiali che chiedevano agli dei pioggia e salute. Gli interpreti si sono liberati dalle corazze che li trattenevano al suolo e ora che la comunicazione si è fatta vera e necessaria offrono al pubblico la propria nudità. E la autenticità di ciò che accade mette le ali, attraversa la scena e si pone sul cuore dello spettatore e lo solleva, e i suoi pensieri e le sue preoccupazioni cambiano registro. Si accendono le luci, il ritorno del pubblico alla realtà è graduale tanto da frenare per alcuni istanti gli applausi. Alla fine qualcuno dice timidamente “ma che cosa vuol dire?”. Non vuole dire, vuole essere. I miei tanti anni di esperienza mi hanno insegnato che lo spettacolo nasce da una idea di cui si perde traccia, è disintegrata dall’ordito elaborato durante la messa in scena, che pur non valendosi della parola, tocca le fibre più intime dell’interprete e dello spettatore». Sonia Biacchi