fbpx

Pasolini e la poesia dialettale

Pasolini e la poesia dialettale


pp. 192, 1° ed.
978-88-317-2049-6
L'esordio di Poesie a Casarsa di Pier Paolo Pasolini irrompe sulla scena letteraria del 1942 con la perentorietà dell'eccezione creatrice. Il libriccino conteneva appena 14 testi, ma subito si lasciava alle spalle ogni ipoteca vernacolare o popolareggiante e inaugurava un canto nuovo di raffinata sperimentazione, tra un'acuminata sensibilità d'autore e il filtro di una preziosa cultura poetica, intrisa di echi ermetici e simbolisti. D'eccezione era poi l'intuizione del dialetto come linguaggio naturalmente poetico, «lingua pura per poesia» e tensione alla «melodia infinita». In quel caso era il casarsese, idioma di periferia letterariamente vergine, e inoltre, in quanto suono di eco materna, saturo di implicazioni affettive. In quel codice Pasolini calò la sua Provenza sentimentale, facendovi convergere la squisita mitografia di un sé Narciso, precocemente scisso dalle antinomie tra amore e morte e tra innocenza e peccato, e poi sempre più, con l'ampliarsi di quel félibrige coagulato anche intorno all'«Academiuta», vi espresse l'altro da sé, l'epos della realtà popolare, cristiana e contadina, impigliata nei riti di un'arcaica atemporalità. Con quella operazione Pasolini fornì un geniale esempio di sublimazione a significatività universale del particolare locale e introdusse una sintesi poetica che poi connotò il fenomeno vistoso della poesia in dialetto del secondo Novecento italiano. Fu un'influenza decisiva su cui gettano fasci di luce interpretativa i 14 saggi di questo volume, originariamente presentati al convegno del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa nel novembre 2012. Essi contribuiscono a rileggere l'apprendistato poetico pasoliniano secondo aggiornati punti di vista linguistico-letterari e insieme a ricostruire la mappa delle intersezioni e del dibattito teorico che la poesia friulana di Pasolini ha saputo riverberare intorno a sé, con le sue espressioni liriche giovanili, come anche con l'antilirico rovesciamento con cui nel 1974 Pasolini riscrisse parte del canzoniere del 1954 La meglio gioventù.