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Medea

Medea

Variazioni sul mito
a cura di

pp. 256, 1° ed.
9788829720088
Innamorata del greco Giasone, per lui Medea tradisce il padre, uccide il  fratello, abbandona la patria. Ma l’evento che la caratterizza in modo  assoluto è quello che Euripide ha scelto di portare in scena nel suo dram ma: l’uccisione dei figli, l’atto estremo con cui essa si vendica dell’abban dono di Giasone. È con questo gesto che Medea si impone all’immagina rio occidentale. In Euripide il personaggio conserva la sua ambiguità e  rivendica, attraverso lo schermo del mito, la sua non appartenenza all’u niverso dei valori umani; Seneca riversa ogni colpa sul personaggio cupo  e malefico della maga straniera; le rielaborazioni moderne cercano inve ce di ancorare a una realtà comprensibile, ed entro certi limiti anche  giustificabile, un’azione che di per sé è incomprensibile e ingiustificabile. Si fa strada così la figura di Medea vittima delle circostanze avverse e del  destino in Grillparzer, e poi quella di Medea straniera ed esule, esclusa e  respinta dalla comunità che la ospita in Alvaro: un percorso che tende ad  alleggerire il peso della colpa chiamando in causa ragioni esterne, inevi tabili e determinanti. Alla fine l’infanticidio appare dettato da un’estrema  necessità di proteggere e di amare, da un esasperato senso di pietà mater na. E tuttavia l’atto rimane, epilogo irreversibile e nodo irrisolto nella  tragica storia di Medea.

Autori

nasce nel 480 a.C. a Salamina e muore nel 406 in Macedonia, alla corte del re Archelao. Scarse sono le notizie concrete sulla sua vita, molte le leggende fiorite sul suo conto. Poco amato – perché poco capito – dal pubblico contemporaneo, ebbe una grande fortuna postuma e fu il più letto e il più conosciuto dei tre grandi tragici greci nel corso dei secoli. Della sua vasta produzione (gli si attribuiscono una novantina di drammi) sono pervenute a noi diciassette tragedie (Alcesti, Medea, Ippolito, Eraclidi, Supplici, Andromaca, Ecuba, Elettra, Eracle, Ione, Troiane, Ifigenia in Tauride, Elena, Fenicie, Oreste, Ifigenia in Aulide, Baccanti) e un dramma satiresco, il Ciclope. Di incerta attribuzione è il Reso.
nasce a Cordova, in Spagna, probabilmente nel 4 a.C. Studia a Roma. Protetto da Agrippina, moglie dell’imperatore Claudio, diventa precettore di Nerone figlio di Agrippina, e poi pretore e console. Alla morte di Agrippina uccisa da Nerone, perde ogni potere. Sospettato di complicità nella congiura antineroniana dei Pisoni, è costretto dall’imperatore a darsi la morte (65 d.C.). È autore di opere filosofiche e teatrali. Ricordiamo: La provvidenza, La vita beata, L’ozio, La tranquillità dell’anima, La brevità della vita, le Consolazioni (a Marcia, alla madre Elvia), le Epistole a Lucilio, La clemenza, I benefici, le Questioni naturali. Fra le tragedie: Edipo, Agamennone, Tieste, Fedra, Medea, Fenicie, Troadi, La follia di Eracle