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Narciso
Proteso verso la superficie di una fonte, alla quale si era recato per dissetarsi, un ragazzo scorge un volto bellissimo e perdutamente se ne innamora. Il suo nome è Narciso e quel volto altro non è che l’inconsistente riflesso della sua stessa faccia. Questa è la variante più celebre del mito, consegnata alla cultura europea dal poeta latino Ovidio, ma non è l’unica a raccontare la passione impossibile di Narciso. Sono innumerevoli le variazioni con cui il mito si è ripresentato nel corso dei secoli. I racconti della tradizione letteraria greca ruotano intorno al tema del potere che lo sguardo, le superfici rispecchianti e i doppi del reale possono sprigionare. La favola di La Fontaine è quella che più di ogni altra immortala il “narciso” per antonomasia e che restituisce, al contempo, una diversa declinazione del motivo dello specchio. La voce dei poeti simbolisti (Valéry, Rilke) celebra Narciso come figura rappresentativa dell’arte poetica e delle tensioni che si instaurano tra l’io e il canto. Miraggi, ombre e raddoppiamenti popolano, invece, i versi dei poeti del Novecento, presso i quali il mito di Narciso – convocato dichiaratamente (Williams, Lorca, Ritsos, Pasolini) o solo implicitamente (Borges, Walcott) – più che mai rivela la capacità di rigenerarsi in forme sempre nuove. 

Autori

nasce a Sulmona nel 43 a.C. Compie la sua educazione a Roma dove frequenta il circolo letterario di Valerio Messalla Corvino, ed è amico di Properzio e di Orazio. Nell’8 d.C. è esiliato, per decreto di Augusto, a Tomi, sul Mar Nero: misteriose e mai chiarite restano le cause di questa durissima pena. Muore a Tomi nel 17 d.C. Ha scritto i poemi: Amori, Eroidi, Arte d’amare, Rimedi contro l’amore, I cosmetici delle donne, Metamorfosi, Fasti, Tristezze, Lettere dal Ponto.

 (1621 - 1695), nato a Chateau Thierry, nel 1646  si fissa a Parigi preferendo la compagnia di giovani poeti agli studi di diritto- Entrato a far parte della corte di scrittori protetta dal soprintendente Foucquet, gli dedica il peoma Adonis e inizia in suo onore L'Elégie aux nymphes de Vaux che sarà pubblicata solo quando Foucquet è già stato arrestato. La fedeltà al suo mecenate in disgrazia gli costa l'ostilità del re. Coltivando accuratamente una reoutazione di poeta distratto e un po' pigro, riesce a conservare la propia indipendenza grazie all'immenso successo della Fables (1668 - 1678, 1693), di cui pubblica dodici libri. Oltre a racconti in versi alquanto licenziosi e a commedie, pubblica un solo romanzo: Gli amori di Psiche e Cupido (1669). Nel a684, malgrado l'ostilità del re il quale impone che prima vi venga ammesso Boileau, viene eletto all'Académie.

(Praga 1875 - Montreux 1926) è considerato uno dei più importanti poeti di lingua tedesca del XX secolo.
(1883-1963), grande poeta americano del Novecento, conosciuto soprattutto per il poema Patterson (1926, 1946-1963), ma autore anche di romanzi, racconti, saggi. Ha stretti contatti con le avanguardie storiche - da Stieglitz a Pound, sia a New York sia a Londra, dove conosce Yeats. Sceglie però la professione di medico, a Rutherford, New Jersey, dove era nato da padre inglese e madre portoricana, curando per tutta la vita immigranti e poveri, ma continuando a scrivere. La scelta di una vita "americana" riflette la sua fiducia in una nuova letteratura e un nuovo linguaggio e il rifiuto consapevole della cultura e delle arti europee, che hanno però un grande rilievo nella sua produzione poetica.
è senza dubbio il poeta spagnolo più conosciuto e letto al mondo. Nato a Fuentevaqueros (Granada) nel 1898, a vent’anni si trasferisce a Madrid, alla Residencia de Estudiantes, oasi culturale laica e progressista, dove conosce gli artisti innovatori della cultura spagnola (J.R. Jiménez, A. Machado, Gómez de la Serna, Buñuel, Dalí, Alberti). Negli anni venti compone i due libri poetici di maggiore fama e diffusione, Poema del cante jondo e Romancero gitano, e ottiene il successo teatrale con Mariana Pineda. Il viaggio del 1929 negli Stati Uniti e a Cuba gli ispira Poeta en Nueva York e Sonetos del amor oscuro. Nel 1932 fonda il teatro universitario ambulante «La Barraca» e gira la Spagna rappresentando gli autori classici (Cervantes, Lope, Calderón); il suo teatro conosce grandi successi con Bodas de sangre e Yerma. Nel 1936 la situazione nazionale precipita e scoppia la guerra civile, mentre García Lorca lavora ai suoi progetti teatrali e poetici, tra cui il Diván del Tamarit. Poco prima del golpe militare di Franco, il poeta viaggia a Granada e qui, nell’agosto del ’36, è arrestato e subito dopo fucilato a Víznar. Da allora, il suo ricordo è divenuto simbolo dell’autenticità artistica e la sua figura ha acquisito più dimensioni: drammaturgo, studioso di folclore, pianista, pittore, istrione moderno.
(Monemvasià, 1909 - Atene, 1990) è stato un importante poeta greco. A causa della sua militanza comunista è stato più volte perseguitato e molte delle sue opere sono state realizzate nei periodi di detenzione che ha dovuto scontare durante la rioccupazione britannica al termine della seconda guerra mondiale e sotto la dittatura dei colonnelli. Esempio della sua produzione da prigioniero sono le opere Tempo di pietra, Lettera a Joliot-Curie, I quartieri del mondo, Il fiume e noi, La veglia e Corridoio e scala.