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Il peccato del professor Monti

Il peccato del professor Monti

L'Europa, i tecnici e le identità politiche degli italiani

pp. 112, 1° ed.
978-88-317-1517-1
Il problema di chi entra in politica è la definizione della propria identità. Nel pensiero di Mario Monti è presente una singolare rappresentazione, per cui sarebbe preferibile se le forze politiche si allineassero secondo la loro maggiore o minore propensione alle riforme piuttosto che sull’asse tradizionale destra-sinistra.
Di questa semplificazione il Professore si serve per far coincidere la difesa delle azioni del suo governo passato
con l’adozione dell’«agenda Monti», il programma della sua coalizione. Ma se un programma lo può scrivere
chiunque, l’identità politica, in base a cui si formano le volontà dei cittadini, non si può improvvisare.
Franco Debenedetti individua nel proposito di Monti di cambiare radicalmente il discorso politico in Italia il suo vero Peccato Capitale, e lo mette a nudo in questo libro. Per comprendere la radice ideologica di questo peccato l’autore ripercorre la vita e le opere di Monti e del suo governo in relazione a fenomeni più complessi e alle loro radici storiche: l’Europa, origine e fine del governo Monti; l’ambivalenza che noi europei sentiamo tra libertà e giustizia, tra democrazia e vita morale; la contrapposizione tra euroentusiasti ed euroscettici, i quali, con grossolana approssimazione, vengono fatti coincidere con i sostenitori e gli avversari del governo Monti; una ricostruzione inedita del vertice di Bruxelles di giugno 2012, l’episodio più significativo di politica europea del governo Monti. Emerge un’interpretazione diversa della posizione di Monti nei riguardi dell’Europa, del bilancio del suo governo, di che cosa potrebbe significare una sua continuazione.

«Non basterà la “tecnica” a riformare il Paese. Si dovrà fare leva su identità molto più forti: queste, in tutta Europa, si trovano sull’asse destra-sinistra»

Autore

è nato il 7 gennaio 1933 a Torino. Nel 1956 si laurea in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Torino e l'anno seguente si specializza in Ingegneria nucleare. Dal 1959 nell'azienda di famiglia, Compagnia Italiana Tubi Metallici Flessibili, poi Gilardini. Dal 1976 al 1978, direttore del Settore componenti Fiat. Dal 1978 al 1992, amministratore delegato dell'Olivetti. In quegli anni fonda Tecnost e Teknecomp e crea il gruppo servizi informatici OiS. Dal 1986 al 1994 è anche presidente e amministratore delegato Sasib, del gruppo Cir. Nel 2000 fonda l'Interaction Design Institute di Ivrea di cui è presidente fino al 2004. Senatore per tre legislature (xii, xiii e xiv), è primo firmatario di numerosi disegni di legge: quello sulle Fondazioni bancarie riceve il premio Ezio Tarantelli per la migliore idea dell'anno 1995 in Economia e Finanza. Amministratore di diverse società, dal gennaio 2013 è presidente dell'Istituto Bruno Leoni. È autore di: Ritagli (1996), Sappia la destra (2001), Non basta dire No (2002), Grazie Silvio (2005), Quarantacinque percento (2007), La guerra dei trent'anni (con A. Pilati, 2009), Il peccato del professor Monti (2013), Popolari addio? (con G. Fabi, 2015). Ha curato e introdotto numerosi libri. Scrive sul «Sole 24 Ore» e sul «Foglio».