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La città buona

La città buona

Per una architettura responsabile

pp.96, 1° ed.
9788829710898
Questo dialogo tra l’architetto-urbanista Alfonso Femia e Paul Ardenne, esperto di questioni culturali, è il risultato di una duplice valutazione nata dalla crisi provocata dalla Covid-19: l’inadeguatezza della nostra società alle condizioni di vita create dalla pandemia e l’inadeguatezza, ancora, dell’attuale offerta in materia di architettura e urbanistica. Habitat e scuole inadeguati, città in cui servizi e prerogative sono distribuiti in maniera incoerente, un territorio non sufficientemente pianificato e popolazioni trascurate… La pandemia della Covid-19 ha rivelato una città contemporanea disfunzionale, incapace di reagire o di proporre azioni efficaci e concrete, di saper prevedere e anticipare le nostre debolezze forse a causa di un’idea cieca e arrogante, quella di non considerarci fragili o vulnerabili. È urgente ripensare le nostre infrastrutture e chiedersi cosa ci aspettiamo dall’habitat, dai servizi, dall’ambiente, dalle nostre città per il futuro. Quello che verrà non dovrà essere la replica del presente, ma un mondo nuovo, finalmente coerente con le aspettative degli abitanti di una “città buona”.

Autori

 è storico dell’arte e della cultura. Autore di numerose monografie su architetti e di uno studio sull’urbanistica contemporanea (Terre habitée, 2010), cura la rubrica “Blockbuster” sulla rivista «Archistorm» (Parigi).
 è fondatore dello studio Atelier(s) Alfonso Femia. Tra i suoi progetti più recenti ricordiamo i Frigoriferi Milanesi (2009), l’Università IULM di Milano (2015), i Docks di Marsiglia (2015), la nuova sede di BNL-BNP Paribas a Roma (2016), le residenze I Giardini di Gabriel ad Asnières-sur-Seine (2016), la Dallara Academy a Parma (2018), le residenze Urbagreen a Romainville (2019), l’edificio The Corner a Milano (2019) e la Maison d’Action Publique presso l’università di Annecy (in corso).