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L'attrice marchesa

L'attrice marchesa

Verso nuove visioni di Adelaide Ristori,
a cura di

pp. 184, 1° ed.
978-88-317-9134-2
Convenzionalmente definito come stagione del Grande attore, il teatro italiano del secondo Ottocento include il valore di alcuni eccelsi interpreti della scena di prosa, soprattutto tragica, che legittimarono in modo definitivo la dignità estetica del lavoro d’attore e, nella pratica materiale, piegarono a sé e dominarono tutte le componenti dello spettacolo.
Di quella strategia Adelaide Ristori fu una protagonista indiscussa, che inoltre, in quanto donna, finì per nobilitare anche la figura pubblica e artistica dell’attrice, finalmente sollevata dai secolari sospetti e pregiudizi di equivoca moralità e cialtroneria professionale. Talento precoce, sostenuto da doti
di infaticabile energia e tenacia di studio, questa figlia d’arte fu presto primadonna, “stella” della Compagnia Reale Sarda, perfino ambasciatrice informale all’estero della causa italiana, poi capocomica di una compagnia tutta sua, al fianco del marito marchese-impresario, infine infaticabile viaggiatrice in clamorose tournées internazionali, pressoché ininterrotte dal 1855 fino al ritiro dalle scene nel 1886. Una gloria da regina della scena e da interprete fastosa di “regine” dalle passioni superlative, che tuttavia, oltre la cerchia degli studiosi e dei cultori specialistici di settore, oggi non è molto nota ai più, in parte oscurata dalla fama di altre artiste più anticonformiste e vicine alla sensibilità inquieta del presente, Giacinta Pezzana e, naturalmente, Eleonora Duse.
Il libro ambisce a risarcire questo vuoto di conoscenza, prendendo spunto dai lavori del convegno nazionale di studi promosso il 25 marzo 2006 da Cividale del Friuli, città natale della Ristori, a cento anni dalla sua morte, ma andando al di là del mero scopo celebrativo e dell’agiografia mitizzata di una vita e di una operosità teatrale straordinarie. Vuole proporre invece il ritratto screziato di una protagonista in cui, sul fondale dell’Ottocento, secolo “lungo” di fondazione, sia possibile cogliere anche le smagliature, le aperture, i presagi del futuro. Oltre l’immagine convenzionale dell’artista che seppe padroneggiare interpretazioni “statuarie” di personaggi eccezionali. Oltre l’aneddotica. E in vista, invece, di “nuove visioni” di approccio, che invitino a ripensare in modo problematico e aperto una strategia d’attrice-marchesa vincente e il tempo che ne ha acclamato la regalità teatrale.

Angela Felice, studiosa di teatro, direttore artistico del Teatro Club Udine e critico teatrale del «Gazzettino», vive e lavora a Udine. È direttore responsabile di «Spettacolo in regione», periodico
dell’Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia. Ha pubblicato tra l’altro Introduzione a D'Annunzio (Laterza), Racconti italiani dell’800 e del ’900 (Principato).