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Kojiki

Kojiki

Un racconto di antichi eventi
a cura di

pp. 176, 9° ed.
978-88-317-8982-0
Già prima che Izanami, redarguita per troppa intraprendenza femminile in fatto di sesso, partorisca l’arcipelago giapponese e parte del pantheon, è la concretezza a caratterizzare gli antichi eventi narrati nel Kojiki. Grasso sull’acqua, meduse, germi di giunco, salsedine, queste le immagini scelte per evocare l’emergere dal caos di un cosmo. Un arcaico e potentissimo senso del sacro accompagna però tale concreta visione cosmologica. Sacre sono le pietre preziose e gli escrementi, le bevande alcoliche, le bestie; sacra è l’atmosfera in cui si scatenano il carattere instabile, immaturo, e la violenza gratuita del dio del vento Susanowo; sacri i gesti della dea del sole Amaterasu; sacra la prima forma di teatro che Amenouzume inventa, ossia una danza in cui esibisce la vulva. Nelle genealogie dinastiche gli interessi di regime sono evidenti, ma il succedersi di accadimenti via via più mondani sviluppa temi e sentimenti universali. Sul filo di successioni al trono e matrimoni regali si intrecciano così storie di tradimenti e inganni, rappresentazioni della sete di potere e di vendetta, racconti del terrore, resoconti di incantesimi e maledizioni. Crudeltà e tenerezza si mescolano in episodi come quello del rude Yamato, truce eroe pronto a frodare il nemico per ucciderlo e nel contempo vittima,
dolente e consapevole, della propria irruenza e delle paure paterne. Ilarità e sarcasmo caratterizzano altri momenti del racconto, come quando il principe Homuchiwake costringe i cortigiani a complicati rimedi per scongiurare il mutismo da cui è affetto. E in alcune vicende gli amori sfociano in tragedia, come nel caso estremo dell’incesto fra il principe e la principessa Karu: i due amanti troppo diversi dalla norma fondano l’archetipo del «doppio suicidio», al quale la letteratura giapponese si abbevererà in abbondanza.